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Un cuore che ama…
Forse, chi siano veramente gli Apostoli e le Apostole di Gesù Crocifisso, l`ho capito solo nel corso delle ultime tre settimane del mese di Giugno scorso.
Già a settembre 2014, l`inizio del percorso di mio figlio presso la Scuola dell`Infanzia “Casa Nazarena”, dopo una breve quanto deludente esperienza presso una scuola statale, l`incontro con la gioia di vivere e la professionalità devota e sorridente di Suor Clara Veronica Cacciapaglia, nonché con l`affabilità e la disponibilità accogliente di Padre Michele Maria Momoli, mi aveva fatto capire di aver finalmente imboccato il sentiero giusto. Ma ciò che ancora non avevo compreso fino in fondo era che, tale sentiero, non si sarebbe limitato a garantire al mio bambino quell`educazione ed istruzione che ho sempre desiderato per lui, ma avrebbe addirittura guidato me, e di riflesso tutta la nostra famiglia, verso un`autentica rinascita non solo spirituale, ma anche e soprattutto personale.
Nel corso di pochi mesi mi sono ritrovata a far parte di una vera e propria famiglia, a trovare nella condivisione di tempo, lavoro, esperienze spirituali, o anche solo di un caffè, tanto con i consacrati quanto con i laici che vivono attivamente la loro appartenenza alla comunità parrocchiale, un autentico balsamo capace di lenire, come la più dolce delle carezze, anche le cicatrici più dolorose , e di restituire un vigore del tutto insperato a quella fede, a quel desiderio di “fare”, di “contribuire” a costruire qualcosa, che da troppo tempo in me giacevano tristemente assopiti.
Quando Padre Michele e Suor Elsie, nel mese di Maggio, mi hanno proposto di aiutarli nella gestione dei laboratori culinari e creativi del Grest in programma per Giugno, ho accettato, ma senza troppa convinzione. Mi chiedevo, io che con piglio da autentica pasticciona mi barcameno con difficoltà tra la sensibilità da artista un po` mistico di mio figlio di 5 anni e l`indole volitiva e ribelle della mia piccolina di 22 mesi, dove mai avrei trovato la forza di affrontare le energie, la curiosità e l`irruenza di un esercito di ragazzi di età compresa fra i 6 ed i 14 anni, dove la capacità di attirare la loro attenzione sfuggente e di trasmettere loro la mia passione per la cucina e la manualità, dove la pazienza di insegnare, di spiegare, io che tendo a diventare temporaneamente balbuziente ogniqualvolta qualcuno mi fermi per chiedermi indicazioni stradali che, puntualmente, ho ben chiare nella mia mente ma non sono minimamente in grado di esporre.
Eppure, nonostante le tante perplessità, e a dispetto della preoccupazione di dover affrontare tutto questo con la mia peste di 22 mesi al seguito, ho accettato.
E quando tutto è iniziato ed è entrato nel vivo, ho tratto costantemente forza ed ispirazione dalla naturalezza e semplicità estrema con cui ho visto un giovane sacerdote in calzoncini correre dietro ad un pallone in mezzo ad un mare di ragazzi ed una piccola meravigliosa suora giunta da un altro emisfero cantare e ballare con un berretto giallo le più gioiose e sincere lodi al Signore. Ho visto le mani di un parroco, abituate ad impartire benedizioni ed a sfogliare con rispetto e devozione le pagine di una Bibbia, brandire un tubo di gomma per innaffiare uno stuolo di ragazzini sorridenti ed urlanti, indossare dei guantoni rossi per partecipare ad una lezione di Muay Thai, maneggiare con chiassoso entusiasmo un megafono per scandire, con un`allegria ed una vitalità contagiose, i momenti di svago e quelli di preghiera. Ho visto le mani di una dolcissima suora, che ha gli stessi miei anni, mani generalmente avvinte ai grani di un Rosario, impastare e cuocere quantitativi industriali di polpettine di pesce e pancake per un`armata di giovani stomaci affamati, guidare dozzine di mani più piccole nel plasmare un delicatissimo fiore da un`informe massa di plastilina, nel costruire un ventaglio colorato da un ritaglio di cartoncino, nel far nascere una rosa, della quale pareva quasi di percepire il profumo, da una strisciolina di carta crespa o da un tovagliolino. Ho visto un uomo ed una donna, praticamente miei coetanei, eppure ai miei occhi tanto più grandi di me, sotto ogni aspetto, tradurre in azione concreta il motto “per crucem ad lucem”, rendendo finalmente intelligibile, al mio cuore troppo spesso distratto, che la “croce” non è solo sofferenza, sacrificio, supplizio, ma anche e soprattutto, dedizione ed amore. Quella dedizione ed amore che ha fatto sì che io vedessi in Padre Michele ed in Suor Elsie lo stesso candore, sereno ed imperturbabile, delle tante piccole e tenere anime cui hanno regalato un`estate indimenticabile; che io scorgessi, sulle loro fronti, goccioline di sudore il cui valore e la cui bellezza nessuna gemma o perla, per quanto rara e preziosa, potranno mai eguagliare; che io leggessi, nei loro volti, lo stesso bagliore del sole che ha accarezzato i capelli ed i giochi dei bambini, la stessa impalpabile freschezza del vento che ne ha cullato i discorsi ed i canti, e quel “vivere”, quell` “essere al mondo” così profondo, totale, autentico, pieno di significato, che solo chi ama al punto da sapersi donare con una tale gioia può sperimentare.
Ho visto in loro una Chiesa “giovane”, e lo dico non riferendomi unicamente alla loro età anagrafica, ma a quella vitalità irresistibile e gioiosa che a me pare permeare ogni attività degli Apostoli e delle Apostole di Gesù Crocifisso, la stessa che, nel corso degli ultimi mesi, ho potuto ravvisare in ciascuno dei loro confratelli e consorelle, in quella vigorosa sicurezza che un consiglio di Suor Clara riesce a donare a chiunque, in quella dolcezza sorridente e materna che Suor Maria Grazia dispensa a piene mani, in quella serenità imperturbabile e perfetta, costruita sulle indistruttibili fondamenta dell`amore verso Dio e verso il prossimo, di cui, questi uomini e queste donne, riescono ad intridere, quasi senza rendersene conto, perfino il suolo sul quale camminano. Ed ho visto bambini e bambine, ragazzi e ragazze, e, per osmosi, le rispettive famiglie, tornare a casa con le tasche, gli zainetti ed i cuori pieni zeppi di questa serenità, saccheggiata avidamente ed a piene mani come i gelsi e le visciole degli alberi alla cui ombra hanno svolto mille attività, la più importante delle quali è stata crescere.
Ed io, cosa ho fatto io in tutto questo? Bhè, sono riuscita rocambolescamente ad insegnare ai ragazzi a costruire gioielli con il filo di alluminio e le perline, ad intrecciare braccialetti con le dita, a preparare qualche dolcetto….
Ma, se devo dirla tutta, durante questo Grest io ho imparato molto più di quanto io sia stata capace di insegnare. Come mamma, come donna, ma soprattutto come cristiana. E anche se la mia condizione di mamma oberata di incombenze continuerà a garantirmi spazi di preghiera ed introspezione costantemente disorganizzati ed inconsueti, come il Rosario recitato durante la pulitura delle verdure per il minestrone o le giaculatorie pronunciate sommessamente con il ferro da stiro in mano, mentre l`atroce consapevolezza di aver dimenticato di scongelare la carne per la cena si insinua pericolosamente per distrarmi, tuttavia sento di essere cambiata, cresciuta. Forse non quanto avrei dovuto. Ma quel tanto che basta a capire quali sono le persone cui vorrei veramente assomigliare. Quel tanto che basta a mostrarmi che le imprese più grandi ed eroiche, le realtà più belle e durature, sono quelle che nascono dal melodioso silenzio di un cuore che, semplicemente, AMA!
Romina Russo
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