Passione di Gesù
12 giugno
Assemblea dei Giudei per condannare Gesù
Punto IV – Alla domanda che gli viene fatta se sia figlio di Dio, Gesù risponde lasciando capire che quello che hanno detto è verità. Allora tutti quei disgraziati sacerdoti, scribi ed anziani, rosi dall’ira, esclamano: “Non abbiamo più bisogno di testimoni: eccolo reo confesso di sacrilegio e di lesa maestà”. Gesù quindi è giudicato all’unanimità colpevole e degno di morte, come già avevano predetto i profeti.
Riflessione – La vita più preziosa di tutte, che è la sorgente stessa dell’esistenza, viene giudicata meritevole di morte. Che assurdità! Perfino i demoni, con rispetto e paura, hanno riconosciuto Gesù come giudice e Dio; invece i Giudei, nonostante Egli dichiari apertamente di essere Dio, lo chiamano sobillatore e bestemmiatore e lo condannano a morte. Giustamente, perciò, la rivelazione del mistero divino fatta dal Salvatore diventa la loro condanna. Ma lasciamo stare i Giudei e osserviamo piuttosto la condotta di Gesù. Egli avrebbe potuto risentirsi, appellarsi alla legge o chiedere tempo per preparare la sua difesa; invece niente di tutto questo: tace con prudente umiltà e adora il decreto del Padre.
Colloquio – Eterno Padre, mi rivolgo a te con profonda sottomissione; sono io che peccando ho meritato la morte, non tuo Figlio che non ha fatto nulla di male. Rovescia su di me la tua collera, ma risparmia Lui. Il vero colpevole è l’uomo vecchio che c’è in me, peccatore in Adamo, nemico di Dio, idolatra di se stesso, legato al mondo e schiavo della carne e del demonio: questo è l’uomo che merita la morte. Dio mio, dammi la forza di annientarlo, perché è tanto insolente e superbo che osa adirarsi anche contro di te; questo mio uomo interiore, vergognoso miscuglio di peccati e di vizi, deve morire anche mille volte, mentre Gesù deve vivere nella sua santa umanità, degna di vita eterna. Fa’ che viva anche la mia anima, creata e redenta da Lui, perché possa lodarlo in eterno.
Pratica – L’uomo vecchio, figlio di Adamo, può essere annientato con la penitenza e la mortificazione dei sensi. Forzando la mia volontà rinnoverò quindi i miei propositi sia di penitenza che di mortificazione.
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