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OMELIA DI S.E. REV.MA MONS. FRANCO MOSCONE PER I 100 ANNI DI P. DOMENICO LABELLARTE
OMELIA PER I 100 ANNI DI P. DOMENICO LABELLARTE
Nel leggere la Parola che abbiamo appena ascoltato e proclamato mi sono chiesto quale poteva essere la frase che meglio interpretava il momento che stiamo vivendo insieme: un momento di ringraziamento per i 100 anni di Padre Domenico, 100 anni anagrafici; un’occasione di ringraziamento per quanto attraverso di lui Dio, il Signore Gesù, ha compiuto e sta compiendo. Il Signore ha seminato e permesso che si mettessero radici perché continui anche nel futuro il suo carisma: poiché il significato vero dei carismi si trova quando c’è futuro e non quando si resta fermi. Sarebbe sempre un dono di Dio, ma veramente momentaneo, mentre quando è tale da far maturare la chiesa e la società è dato anche per il tempo a venire e, quindi, stiamo in questo momento ringraziando il Signore non solo per i 100 anni di vita, ma, soprattutto, per la vita di un carisma di Istituzioni, nate dallo Spirito Santo, attraverso il “sì” generoso di Padre Domenico. Credo quindi che la Parola, la frase che veramente ci possa aiutare, e che deve rimanere nel cuore per questa giornata, è di guardare al futuro. Questo lo dico soprattutto per le Istituzioni da lui nate. Ecco il carisma autentico è un vero dono dello Spirito Santo che serve alla Chiesa e alla società, ed evangelizzando deve diventare motivo per dare lode al Signore e dire quanto sia grande il nome di Dio, che è esattamente quanto chiediamo nel Padre nostro “sia santificato il tuo Nome”. I carismi autentici, quelli che hanno segnato e fatto maturare la storia della Chiesa e hanno collaborato allo sviluppo della società, come è il carisma di Padre Pio, di San Francesco e come sono certo lo sia quello di Padre Domenico Labellarte, devono e hanno questa capacità di andare oltre il tempo cronologico e di entrare nel tempo “cairotico” della grazia, che trasforma le nostre vite e dà sostegno, motivazione alla Chiesa e ai luoghi dove questi carismi entrano, anche se, magari, non aderiscono direttamente al nostro stesso credo. Si può evangelizzare e dire le parole del Vangelo ed esprimerne i valori senza “convertire” al cristianesimo. Questa non è un’eresia, è semplicemente il dono della grazia. Il Signore ci chiede di seminare il Vangelo, i frutti e i tempi di sviluppo non toccano a noi, a noi tocca il seminare con abbondanza e i carismi veri, autentici esprimono esattamente questa realtà.
Ho letto qualche cosa su Padre Domenico perché la Madre Generale mi ha mandato un po’ di biografia, altrimenti mi sarei veramente trovato in difficoltà, e ho preso degli appunti per non sbagliare. Mi è molto piaciuta la frase che Padre Domenico disse dieci anni fa nel celebrare i novant’anni di vita e probabilmente era qui presente, dove afferma: “Io mi sento giovane, mi sento nella gioia e pieno di confidenza nel Signore”. Ecco dire a novant’anni “mi sento giovane e mi sento nella gioia”, credo che non sia una cosa da poco perché la gioventù è quella che viene dal cuore, è la gioventù del cuore e il cuore che parla di Dio non invecchia, invecchiano altre cose della nostra esistenza, ma se diamo al cuore lo spazio di cui è capace, ossia lo spazio di Dio, allora non invecchia e si rimane giovane. E anche se forse adesso non è più in grado di parlare, con la sola sua presenza, credo possa continuare a garantire questa frase e questa verità del sentirsi giovane, del sentirsi nella gioia e di essere pieno della confidenza di Dio. Questa affermazione deve passare nel cuore di tutti, ma, in particolare, nel cuore delle sue figlie e figli spirituali.
Padre Domenico è uno dei tanti personaggi che sono stati a fianco di Padre Pio e hanno bevuto dal carisma di Padre Pio. I miracoli non sono dei fatti, non sono degli avvenimenti anche strani da cercare quando bisogna confermare una beatificazione, una canonizzazione in cui si cerca un qualche avvenimento scientificamente inspiegabile che ridoni la salute, i veri miracoli, ce lo ha sottolineato Papa Francesco nella Lettera Apostolica “Patris Corde” dedicata a San Giuseppe, siamo nell’anno di San Giuseppe, che Dio compie sono le persone e il mettere delle persone in alcune posizioni, in alcuni ambienti e far sì che quelle persone trovino il coraggio e la creatività del compiere cose nuove, cose che hanno sempre il sapore, il profumo e il gusto del Vangelo. Sono, quindi, convinto che Padre Domenico sia esattamente uno di questi miracoli di Dio, cresciuto alla scuola dell’altro grande miracolo qui in San Giovanni Rotondo San Pio da Pietrelcina, e diversi di voi, i più anziani, hanno anche avuto l’occasione di conoscere e che lui ha frequentato a lungo. L’ha incontrato il 2 Febbraio del 1943, non aveva ancora 22 anni, l’ha incontrato in un momento di crisi; le crisi sono sempre a doppia uscita o ti chiudono, e ti fanno cadere nella disperazione o perlomeno nel pessimismo o nell’indifferenza, oppure aprono una strada veramente nuova, che è la strada secondo Dio. Per lui quell’incontro qui a San Giovanni Rotondo con Padre Pio, in un momento di crisi in cui stava ripensando al suo sacerdozio, tra virgolette chiamandolo quasi “fallimento” nel cammino al Capranica, è stato invece l’apertura di una porta nuova e la crisi si è trasformata in momento di grazia, perché “crisi” vuol dire “ricercare il giudizio” secondo il pensiero di Dio. Proprio in quell’anno ebbe le prime intuizioni, anche se non le espresse subito, impiegò forse del tempo e degli anni perché quelle che erano intuizioni del cuore e della mente fossero chiaramente espresse come volontà di Dio e capacità di diventare semi capaci di trasformare la sua vita e attrarre la vita di altri. Con Padre Pio trascorse qui i primi tre anni di sacerdozio, ovviamente con il permesso del suo vescovo, e successivamente per ben 26 anni ebbe Padre Pio come direttore spirituale, vuol dire che lo frequentò a lungo fino all’età di 48 anni: quando una persona è attorno ai 40 anni è il tempo in cui decide finalmente il significato e la direzione vera della propria vita.
Mi sono piaciute due espressioni che sono consigli o addirittura ordini che Padre Pio dà al suo figlio spirituale, don Domenico, detti così: “Lascia tutto e segui la Bibbia”. Eh, sembrerebbe quasi un’affermazione protestante, ma di sicuro non era nel pensiero di Padre Pio. Lascia tutto vuol dire: fa in modo che il tuo pensiero, il tuo cuore, la tua emotività e le scelte che farai dipendano da quel testo, che è il testo sicuro della Parola di Dio e della volontà di Dio. Sia quella la tua ispirazione e attraverso la Bibbia troverai il cammino vero per te e per gli altri. Lascia tutto e prendi la Bibbia. Vale anche per noi, vale e può valere per tutti.
Un’altra espressione molto bella attinta dalle lettere di Padre Pio, che rimanda a delle immagini molto significative sulle quali rimane il tempo quasi come un dipinto e come un’opera d’arte, è quella in cui egli dice: “Quello che mangi tu, dallo da mangiare ai tuoi figli”. Credo sia un’immagine chiarissima e bellissima. Riguarda senza dubbio il mangiare per il corpo, il mangiare fisico, ed erano anni allora, attorno alla seconda guerra mondiale e alla ripresa, dove si faceva ancora la fame. Qui si parla di un’altro mangiare, non solo quello fisico, ma quello completo che prepara alla vita, quello che forma te in modo che tu possa formare anche le figlie e i figli che stai facendo crescere. Quelle che sono le tue letture spirituali, le meditazioni che formano la tua anima, passale ai tuoi figli, alle tue figlie. Quelli che sono i sentimenti di grazia, che lo Spirito Santo sta facendo germogliare in te, fai in modo che vengano seminati nei tuoi figli e nelle tue figlie. Mi chiedo che cos’è che essenzialmente Padre Domenico ha mangiato e in qualche modo ha dato da mangiare perché diventassero i fondamenti dell’opera che lo Spirito Santo iniziava attraverso di lui.
Mi sembra di vedere e poter sottolineare essenzialmente tre elementi fondamentali.
Il primo è la preghiera o la devozione. Un fondatore è fondatore perché prega e attraverso la preghiera fa passare lo Spirito Santo per sé e per gli altri. Il primo elemento, che credo Padre Domenico ha dato da mangiare alle Opere che nascevano attraverso di lui, è la preghiera. Care sorelle “Apostole di Gesù Crocifisso” e fratelli “Apostoli di Gesù Crocifisso” non dimenticatevi di questo cibo, del cibo della preghiera, che è vera quando sa di Vangelo e di Bibbia. Mai da abbandonare e sempre da seguire. Ma la preghiera da sola potrebbe rimanere nell’aria e allora deve diventare carne.
Ecco allora il secondo elemento da mangiare: il lavoro pastorale. Ne ha fatto tanto nella sua lunga vita. Mi colpisce che sia riuscito ad essere Fondatore pur rimanendo parroco per tanti anni. Care sorelle, cari fratelli il lavoro pastorale è fatto essenzialmente di carità, di vicinanza, di relazioni, di porte aperte, di ponti da gettare e non di porte da chiudere, e muri da costruire.
Il terzo cibo di cui nutrirsi, che credo Padre Domenico abbia offerto a tutti e che già stava presente fin dall’inizio, quando al Capranica, dopo aver incontrato la prima volta Padre Pio, pensa di fondare la cosiddetta “Lega della fraternità” tra i suoi compagni di studi. Questo terzo cibo, che costituisce il fondamento di un’opera e di un carisma vivo, è la fraternità caritativa, che poi è fortemente francescana. La fraternità caritativa secondo la spiritualità francescana è senza dubbio la linfa che aveva assorbito da Padre Pio e faceva circolare tra si suoi.
Preghiera, lavoro pastorale e fraternità caritativa credo siano i tre cibi che don Domenico ha mangiato e continua a mangiare nella forma di salute che sta vivendo in questo momento e che ha dato e continua a dare da mangiare a tutti voi che a lui vi ispirate.
Per concludere aggiungerei ancora un’osservazione che sta nei vostri stessi nomi.
I quattro Istituti di vita Secolare e di vita Religiosa che prendono attraverso lui origine, che hanno in lui radice, sono opera dello Spirito Santo, perché nessun fondatore è padrone del suo carisma. Non li dobbiamo annullare i Fondatori, li dobbiamo capire, ringraziare, imitare, ma l’Opera è dello Spirito e loro sono stati aperti allo Spirito e questa è l’apertura che non dovremmo mai farci mancare altrimenti porremo fine al carisma che era destinato a durare.
Ebbene come dura, come può durare questo carisma? Se non farete mancare la fonte della profezia. Se un carisma non è profetico, non dice qualche cosa di nuovo e di futuro, non è un carisma o, perlomeno, non è un carisma secondo il Vangelo. Non fate mai diminuire in voi la fonte della profezia. Leggendo la vita di Padre Domenico credo che le sorgenti portatrici di profezia dei vostri Istituti, maschili e femminili, siano essenzialmente due parole. La prima è “misericordia”: difatti è contenuta quel nome “Ancelle e Servi della Misericordia”, c’è il continuo richiamo alla misericordia, che comporta tenere il cuore sempre aperto. La seconda parola è “missione”, ossia essere in situazione sempre di uscita e mai di solo ritorno o chiusura.
Insieme ai tre cibi, preghiera, lavoro pastorale, fraternità caritativa, abbeveratevi a questa sorgente profetica che sa di misericordia e di missione.
I cento anni, allora, non saranno solo anagrafici, ma saranno il segno di un cammino e di uno sviluppo, di una storia da costruire per il bene della Chiesa e dell’umanità . Amen
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