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La spiritualità della croce in Sant`Agostino
“Prenderete un fascio di issopo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spalmerete l’architrave ed entrambi gli stipiti con il sangue del catino” Es12,22. Nell’antichità l’issopo era considerato un’erba sacra e veniva utilizzata per liberare i polmoni. In S. Agostino l’issopo, relativamente al brano biblico citato, indica ciò che è umile perché esso era già il segno della Croce di Gesù, considerato che tutto nell’Antico Testamento è prefigurazione di ciò che accadrà nel Nuovo. E’ sempre bello aggiungere conoscenze al proprio sapere soprattutto se si tratta di Sacra Scrittura. Questa meditazione sull’issopo è una delle tante fornite dal Padre Agostiniano Romeo Potencio, alle suore “Apostole di Gesù Crocifisso” nelle due giornate di studio tenute a San Giovanni Rotondo dal 28 a 29 dicembre 2012. Le meditazioni iniziavano alle 9.30 e avevano una durata di circa un’ora al termine della quale veniva data la possibilità a noi suore di fare qualche domanda, seguita da un tempo di silenzio personale. Il tema delle conferenze era particolarmente indicato per il nostro carisma infatti si è trattato de “La spiritualità della Croce in S Agostino”. Padre Romeo ha sempre aperto le meditazioni con la lettura di un brano biblico e i versetti da 1 a 28 di Esodo 12 gli hanno dato la possibilità di farci riflettere sul desiderio di Dio che è quello di liberare l’uomo dal peccato come liberò Israele dall’Egitto, espressione del suo amore che continua fino ad oggi. Il desiderio umano vero ed autentico, faceva poi osservare il padre, coincide sempre con la volontà di Dio. Per S Agostino il desiderio è la forma con cui Dio comunica all’uomo, non potendo l’uomo nella sua povertà di creatura comprendere Dio se Questi non l’aiuta. “Qual è il mio vero desiderio?” è stata la domanda posta dal padre alla fine di questo approfondimento e così ha fatto al termine di ogni punto del tema trattato. “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?” Gv21,15 è il Vangelo che ha permesso al padre di passare all’approfondimento delle quattro dimensioni della Croce catturando letteralmente l’attenzione di tutte. La prima dimensione, quella orizzontale, è costituita dalle opere buone che comportano sacrificio e pazienza verso le consorelle. Per S Agostino “la castità non è altro che fare le cose per Dio”bisogna quindi essere consapevoli che senza la carità le opere sono nulla. La seconda dimensione, la lunghezza, indica la longanimità e la capacità di perseverare nella Croce. La terza dimensione, la parte su cui era poggiato il capo del Signore, costituisce la ricompensa di Dio e per il Santo Dottore della Chiesa la ricompensa della carità è la carità stessa. Ha fatto osservare il padre agostiniano che dove Gesù è stato umiliato lì è stato anche glorificato, quindi la prima espressione dell’amore di Dio è la sua umiltà e ogni consacrato deve tenere la carità come custode della verginità e l’umiltà, che non è altro che avere sempre di vista gli altri, come contenitore della carità. Il salmo 83 è servito al relatore per far risaltare chi è il consacrato per Agostino, colui che muore in sé per far vivere Dio affinché gli altri sperimentino in lui la presenza di Dio. Per far ciò bisogna morire sulla croce e questo è molto difficile senza l’aiuto della grazia. L’espressione usata dal padre “siamo il sacramento del momento “è sicuramente quella che ogni partecipante ha apprezzato maggiormente, portandola con sé al termine di queste giornate. Sono stati ancora tanti i punti toccati: la preghiera, l’obbedienza, l’impossibilità di unirsi a Cristo se non si accetta la croce con Cristo. Spesso il sacerdote raccontava degli episodi di vita vissuta da persone che aveva incontrato o da confratelli che aiutavano l’assemblea a comprendere le cose dette e a mantenere un’attenzione orante. Ha colpito molto il racconto di due fratellini che andavano a scuola solo alcuni giorni della settimana spingendo l’insegnante a convocare la loro madre. La maestra aveva così appreso che la famiglia possedeva un unico paia di scarpe e se un componente usciva per lavoro i bambini non venivano mandati a scuola senza le scarpe. L’intenzione di licenziare i bambini dalla scuola è stato abbandonato per un gesto di carità della maestra nei confronti di questa famiglia. Queste giornate di studio sono state quindi dense anche di emozioni e la semplicità di padre Romeo ci ha davvero impressionato. Per concludere, S Agostino ci sottolinea che la gloria della Croce è nella bontà della causa non nella sua durezza e Gesù Crocefisso offre alla persona che si consacra un valore superiore nel quale realizzare la propria vita. Il consacrato in quanto muore al mondo per vivere a Dio è un sacrificio.
Annunziata Pia Lazereta
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