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DISCORSO RINGRAZIAMENTO DI MADRE MARIA SAVERIA PALMISANO, AJC SUPERIORA GENERALE- S. MESSA ESEQUIALE DEL PADRE DOMENICO LABELLARTE
Discorso e ringraziamento
MESSA ESEQUIALE DEL PADRE DOMENICO LABELLARTE
A nome dei Superiori dei quattro Istituti fondati dal Padre don Domenico Labellarte e di tutti i membri dell’intera Opera “…al servizio della Divina Misericordia”, ringrazio S.E. R. Padre Franco Moscone, tutta la fraternità Cappuccina, sempre particolarmente vicina, tutti i presenti e coloro che ci seguono attraverso Padre Pio TV.
Carissimo Padre, è arrivato il momento dell’abbraccio eterno con il Padre celeste. Siamo certi che San Pio ti attendeva alla porta del Paradiso come tante volte aveva assicurato ai suoi figli spirituali. Quante volte eri lì per lì per lasciarci e invece ogni volta ti riprendevi miracolosamente. Certamente anche tu vivevi tra l’anelito di incontrarti con Dio e quello di continuare a condividere la fatica terrena pur di confortare e incoraggiare tutti noi, di continuare a fare della tua vita un’oblazione gradita a Dio.
Quando, ancora giovane e affaticato dalle attività pastorali che la tua anima zelante non sapeva far tacere e ignorare, ti riduceva debole e insonne, Padre Pio di fronte ai tuoi timori, ti ripeteva: “arriverai al doppio tetto”, intendendo una vita lunga. Espressione che ti faceva capire il numero degli anni da vivere ancora. Così quando arrivasti all’età di settant’anni, e poi settantasette, e poi ottanta, pensavi che avevi raggiunto il “doppio tetto” della tua età, finché capisti e ti abbandonasti nel Signore. Il “doppio tetto” sono i 100 anni che hai raggiunto con un surplus di quasi sei mesi. Oggi la tua vita terrena si è conclusa. Il Signore ti ha dato, come pochi, di giungere a un traguardo importante di vita, rendendoti “sazio di giorni” e soprattutto “sazio e consumato nel dono di te”. Tu in questi ultimi dieci anni ci hai dato una grande lezione di fede vissuta anche nella sofferenza, come un agnello silenzioso e sereno ti sei fidato, lasciandoti docilmente curare rimettendo ogni decisione che ti riguardava. “Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.” (Sal 116, 12-13).
In questi ultimi anni la tua vita è stato un continuo “parlare con Dio”, celebrando la tua “eucaristia” con l’offerta di te stesso e un “parlare di Dio” con il sorriso, il silenzio e la gratitudine. La tua vita ha assomigliato ad una candela che arde fino a completa consumazione. La tua stanza l’ho immaginata come “l’altare dei profumi” del Tempio di Gerusalemme (Cf Es 30,1), posto dinanzi al “Sancta Sanctorum” (Cf. Es 28; Lv 16; Eb 9,7). E realmente è stata così! La saletta adibita a stanza per te, secondo il tuo desiderio, si trova davanti alla Cappella, dove pulsa il Cuore di Gesù nel tabernacolo.
Oggi, nelle Letture dell’Ufficio della Liturgia delle Ore, abbiamo letto: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento, e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno.” (Dn 12,3) Questo versetto del profeta Daniele mi ha ricordato quello che ti disse un giorno Padre Pio, conducendoti alla finestra della sua cella: “Domenicuccio, guarda in cielo le stelle, una stella differisce dall’altra, tu devi tendere alla stella più grande!” Padre Pio ti faceva comprendere la tua vocazione e l’invito alla grande santità alla quale dovevi tendere personalmente e aiutare gli altri, rifuggendo dall’accontentarsi di una vita cristiana alla buona.
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È sulla sua missione di essere “stella” che voglio presentare un piccolo tracciato biografico del Padre don Domenico. “Stella” lo è stato per me sin da piccola età e per quanti lo hanno incontrato e seguito. La sua è stata una vita lunga per una missione continua. Insieme a lui anche noi ora vogliamo dire: “Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?” (Sal 116,12) I benefici sono tanti ma sempre pochi per raccontare una vita che è “mistero di Dio”, “mistero di misericordia”, “mistero di una chiamata”. La persona del Padre non posso scinderla dalla sua vocazione sacerdotale e missione. In lui ho visto il sacerdote di Dio che trasmetteva grande umanità, attenzione all’altro e più ancora importanza/valore a chiunque incontrasse anche per strada con un saluto che anticipava sempre. Ogni persona che gli si accostava per essere aiutata a conoscere il Signore e a seguirlo nella formazione cristiana e, non solo per la consacrazione, diventava come la prima, come chi era conosciuta da sempre. In lui sacerdote rifulgeva la paternità di Dio, con la fermezza e sicurezza che infondeva ma anche con la disponibilità premurosa nel donare ascolto, fiducia e incoraggiamento.
Fondamentalmente timido, ma forgiato da San Pio da Pietrelcina (lo citerò sempre come Padre Pio), fin dall’età di 21 anni, quando tornando “sconfitto” dal Collegio Capranica pensava di non poter più diventare sacerdote. L’incontro con il Frate Stigmatizzato il 2 febbraio 1943 fu per lui determinante, un vero miracolo! In Padre Pio trovò innanzitutto un padre che l’ha saputo comprendere ed incoraggiare, aiutare concretamente e magistralmente. Perché sì, il padre Domenico, ha evidenziato sempre questa caratteristica: intervenire subito e concretamente nelle situazioni diverse che gli si presentavano; mai rimandare il bene che si può fare nell’oggi.
Padre Pio con la sua saggezza e santità ha saputo tirar fuori il meglio da questo suo figlio spirituale sia quello che concerne la vita personale che quello che riguarda la missione di sacerdote e fondatore; così da incoraggiarlo poi nella costituzione di un gruppo di compagni seminaristi, denominata “Lega della Fraternità”, per formarsi insieme a loro alla preghiera più intensa, all’apostolato caritativo, presso i poveri di Roma, e missionario, con attività tese a risparmiare e ricavare qualcosa da devolvere alle missioni estere.
Nei tre anni di sacerdozio vissuti alla sua ombra, in San Giovanni Rotondo, si allenò nelle opere di carità verso i poveri, nel portare conforto agli ammalati nelle case, nell’evangelizzare, perfino, nella Miniera di Bauxite Montecatini e a quelli del rimboschimento del Gargano, nell’esercizio del ministero della riconciliazione svolto in paese e della direzione spirituale, nell’amministrare i sacramenti ai moribondi. Questo tirocinio pastorale fu propedeutico al suo ministero sacerdotale poi a Valenzano nella Parrocchia San Rocco.
Nei ventisei anni di direzione spirituale e guida, tante volte Padre Pio, chiamandolo amorevolmente Domenicuccio “delle belle arti”, alludendo al cognome Labellarte, intendeva renderlo consapevole dei suoi molteplici talenti: “quanti doni il Signore ha posto nelle tue mani!” perché li mettesse tutti e generosamente al servizio di Dio nella Chiesa. E così è stato o ha cercato di fare: niente per sé, tutto per Dio e per le anime da condurre a Dio!
Alla triplice ispirazione fondazionale dell’Opera al servizio della Divina Misericordia nel Collegio Capranica il 15/16/17 maggio 1943, custodita gelosamente con grande imbarazzo e timore, seguì perentoriamente la voce di Padre Pio: “Non sei tu, è Dio che lo vuole!” e un imperativo: “Datti da fare!” con l’assicurazione della sua assistenza: “Ci sono io, non ti mancherà il mio aiuto!”, Don Domenico rispose docilmente a Dio, pur nella consapevolezza di un SI’ sacrificale.
La vita sacerdotale, come viceparroco prima e come parroco dopo, per la durata di quasi quarant’anni è stata vissuta facendo tesoro dei consigli e delle esortazioni di San Pio. Alle attività di apostolato che intraprese nel fervore della carità pastorale e che lo assorbivano più del dovuto, fu richiamato all’ordine, secondo il detto latino di Sant’Agostino: “Serva ordinem et ordo servabit te!” (Conserva l’ordine, e l’ordine conserverà te!). Per favorire una collaborazione nel segno della comunione vera con l’anziano arciprete occorreva applicare il saggio consiglio: “Non intaccare né la stima e né la tasca!”. E nel porre mano all’attuazione della vocazione di fondatore rispondere con la fede che va oltre le “pietre” citandogli il passo evangelico: “Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo”. (Lc 3,8). Ma come formarsi e formare, nutrirsi e nutrire? “Lascia tutto e prendi la Bibbia!” fu il primo categorico appello seguito dall’altro concreto consiglio: “Quello che mangi tu, dallo da mangiare ai tuoi figli!”.
Il Padre don Domenico ha portato avanti la sua missione animato dalla fede e dall’amore per il Signore e per le anime. Ha vissuto e gustato la contemplazione nella preghiera sin dalle prime ore dell’alba e di buon mattino era al lavoro nella “vigna del Signore”. A cavallo tra il periodo pre e post Concilio Vaticano II, ha saputo aprirsi e respirare “l’aria fresca” dello Spirito Santo, cogliendo nel Magistero del Vaticano II la profezia dei tempi nuovi, attuandone le direttive. La vicinanza, la stima e la filiale devozione verso il suo Arcivescovo, Mons. Enrico Nicodemo, Padre Conciliare, fu per la sua carità pastorale di grande impulso. Il suo zelo apostolico trovò terreno fertile nel suo cuore.
Nulla rimase intentato per portare Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Nelle toccanti omelie o nelle predicazioni, missioni al popolo, esercizi spirituali mensili, meditazioni, catechesi e nell’attivazione della Radio al servizio della Divina Misericordia, mensa dei poveri. In tutto il suo lavoro pastorale traspirava il suo: “Charitas Christi urget nos!” (2Cor 5,14). Il suo apostolato aveva lo scopo di formare sacerdoti e laici, consacrati e sposati, alla vera santità, affinché fossimo tutti per Dio “un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19,6), quella stirpe eletta che proclami le Sue opere meravigliose (Cf 1Pt 2,9), che risplendono “come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita” (Fil 2,15-16). Formati, dunque, per formare alla Misericordia divina e servirla nelle relazioni interpersonali e quotidiane con quella empatia che sa ascoltare, guardare e agire con il cuore; un cuore trasformato dalla Parola di Dio e dall’esempio di Gesù: mite ed umile, buon Pastore, buon Samaritano, Padre Misericordioso, che dona se stesso liberamente, gratuitamente, misericordiosamente (amorevolmente) fino al “tutto è compiuto” (Cf Gv 19, 28.30). Questo è stato il motivo e il “motore” che ce lo hanno fatto sempre vedere uomo di fede e zelante, instancabile e coraggioso, forte e compassionevole, tanto da fondare un’Opera al servizio della Divina Misericordia costituita da quattro Istituti di Vita Consacrata, secolari e religiosi, maschili e femminili: Ancelle della Divina Misericordia, Servi della Divina Misericordia, Apostole di Gesù Crocifisso, Apostoli di Gesù Crocifisso ed anche due Associazioni, una laicale e l’altra sacerdotale: Movimento Apostolato della Divina Misericordia e Catena della Grande Misericordia. Quale tenacia ha mostrato nel mantenere regolarmente per anni l’impegno degli Esercizi spirituali aperti a tutti, il Ritiro spirituale ogni 13 del mese, le meditazioni quotidiane, la formazione quindicinale del gruppo di preghiera di Casa Sollievo della Sofferenza, la direzione spirituale, le missioni in Italia e all’estero, senza trascurare la sua Parrocchia o i membri degli Istituti…, facendo sue le parole di San Paolo: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16).
Il Padre Domenico non perdeva tempo! Il tempo a Dio nella preghiera personale e liturgica, il tempo alla comunità, che educava alla meditazione e alla Liturgia delle Ore anche con il canto, il tempo alla formazione personale, alla lettura e approfondimento dei documenti della Chiesa, delle riviste cattoliche, dei quotidiani, … Davvero possiamo dire di lui quello che si diceva di San Domenico di Guzman: “O parlava con Dio o parlava di Dio”.
Il 17 marzo 2011 mi disse: “La storia dell’Opera vi farà capire che tutto ha fatto Dio e quanta fiducia dobbiamo avere in Lui e in Padre Pio!”; e qualche giorno prima di compiere novant’anni, il 17 maggio, disse: “Io mi sento giovane, mi sento nella gioia e pieno di confidenza nel Signore”. Proprio questa confidenza nel Signore lo ha sostenuto nei momenti di prova. E quando ancora poteva esprimersi a parole, lo sentivamo dire di notte: “Gesù, ti offro tutto!”. Della sua vita tutta davvero dedita al Signore, in cui si fondevano in un naturale equilibrio sacralità e umanità, si levi ora da noi il canto di lode e di ringraziamento al Signore per averlo donato a noi come la stella ai Magi d’ Oriente; grande è la Sua Misericordia nel rivelarsi delicatamente e misteriosamente nel cammino di ciascuno per condurci a Gesù, nostro Signore e unica salvezza.
GRAZIE, Padre Domenico, non una volta ma mille, milioni di volte per il BENE che ci hai fatto e la luce di Gesù che hai diffuso, come le stelle del firmamento!
Madre Maria Saveria Palmisano, AJC
Superiora Generale
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