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OMELIA DI S. ECC.ZA MONS. MAURO PARMEGGIANI ALLA SANTA MESSA DI 23 AGOSTO 2022 San Giovanni Rotondo – Cappella delle Suore Apostole di Gesù Crocifisso
Omelia 23 agosto .pdf di S. Ezz.za Mons. Mauro Parmeggiani
OMELIA ALLA SANTA MESSA DI MARTEDÌ 23 AGOSTO 2022
San Giovanni Rotondo – Cappella delle Suore Apostole di Gesù Crocifisso
Martedì della XXI Settimana per annum
Care sorelle,
ogni Eucarestia è rendimento di grazie con Cristo al Padre, nello Spirito per il dono che ci ha fatto e continuamente ci fa di Sè stesso e del Suo amore misericordioso e infinito.
Oggi tra i motivi del nostro rendimento di grazie, c’è anche quello della elezione della vostra nuova Superiora Generale e delle Consigliere.
Un rendimento di grazie – il suo è il vostro – che si deve fare il servizio vicendevole e amoroso le une verso le altre, che deve essere svolto nella verità e nella carità che corrisponde alla carità di Dio verso di noi.
Dalla parola di Dio che ci è proposta dalla liturgia odierna vorrei trarre alcuni spunti per la nuova Generale, per le Consigliere ma anche per tutte voi affinché il vostro e nostro rendimento di grazie non sia, dunque, soltanto di parole ma sia un rendimento di grazia a Dio con la vita offerta con Cristo al Padre nello Spirito. Sarebbe troppo facile rendere grazie e non conformarsi al perfetto rendimento di grazie che è stato quello dell’unica offerta di Cristo al Padre, per amore nostro, sulla croce, quando ha dato la vita per noi facendo sbocciare dal suo marcire e morire – come il chicco di grano del Vangelo – la vita che avendo in sé è venuto a portare a tutti noi per l’eternità!
Innanzitutto vorrei prendere il primo spunto dalla seconda lettera ai Tessalonicesi che è stata proclamata come prima lettura.
San Paolo scrive ai cristiani di Tessalonica rimproverandoli con amore. Li richiama, infatti, e poi rende grazie per loro perché Dio li ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito Santificatore e della fede nella verità.
Paolo li rimproverava perché vivevano in un momento un pò caotico dove si contrapponeva il “Non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” di Matteo 24, 42 mentre altri cristiani di Tessalonica davano per imminente il ritorno del Signore andando dietro a ispirazioni, visioni, rivelazioni… tant’è che Paolo dice ai Tessalonicesi di non lasciarsi così facilmente confondere e turbare né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente”.
Certamente il giorno del Signore è sempre imminente ma non possiamo per questo smettere di vivere generosamente la vita cristiana rimanendo nell’ozio in attesa del giorno del Signore e seguendo le proprie fantasie anche riguardo alla vita cristiana e religiosa o, viceversa vivendo come se questo giorno non dovesse mai arrivare.
San Paolo, dunque, richiama all’ordine i suoi cristiani di Tessalonica invitandoli a stare saldi e a mantenere le tradizioni “che avete appreso – scrive – così dalla nostra parola come dalla nostra lettera”. In altre parole di richiama poiché scelti come primizia della salvezza questa speranza deve essere accompagnata dalla docilità all’opera santificatrice dello Spirito senza rimanere oziosi a sperare e ad oziare ma facendo con il signore ogni opera di bene.
Paolo quindi, come deve fare una buona Superiora per cui rendiamo oggi grazie, deve rimproverare affinché la vita cristiana sia vissuta realmente ogni giorno in parole e opere di bene. Paolo rimprovera e tuttavia rende grazie per loro. Come la Superiora deve rendere grazie per le sue Suore.
“Richiamo” e “rendimento di grazie” dunque. Così come uno di noi deve fare con i propri fratelli e sorelle e anche con se stesso. Richiamo alla perseveranza e a essere fedeli alle tradizioni che sono per voi il vostro carisma, ma anche la Tradizione della Chiesa, il suo Magistero.
Nel Vangelo, poi, Gesù spiega che nell’uomo ciò che è importante non è pulire l’esterno del bicchiere e del piatto, con il rispetto di norme e divieti che ci facciano apparire virtuosi agli occhi degli altri. Ma ciò che conta è il cuore, che ciò che sia pulito sia l’interno, che sia retta l’intenzione.
E abbiamo sapere tutti: Superiori e inferiori che solitamente vi è differenza tra vita pubblica e privata. In pubblico mettiamo in mostra le nostre qualità migliori, tenendo nascoste ombre debolezze. E così ci si innamora più dell’aspetto pubblico di una persona. La superiora, invece, spesso conosce gli aspetti meno nobili delle sue inferiori, delle sue consorelle perché i vari “nodi” arrivano sempre a quel pettine che è Lei. E spesso scopre che si era “innamorata” di un’altra persona, solo immaginata, rispetto a quella che deve imparare ogni giorno di più ad amare – e nell’amore ci sta anche il rimprovero…-.
C’è poi un ulteriore pericolo: quello non tanto del giudizio superficiale che tendiamo a farci del prossimo ma anche quello che formuliamo su noi stessi. E questo vale per tutti: Superiora e inferiore… Rischiamo cioè di condurre una esistenza di cui curiamo
l’esterno – l’aspetto pubblico della nostra persona – senza entrare mai in contatto con l’interno, con il nostro cuore. Ed allora con il passare degli anni cresce la percezione di vuoto, di tristezza perché ci rendiamo conto che non solo stiamo ingannando Dio ma anche noi stessi.
La Superiora è anch’essa una donna e anche Lei può vivere in questa tensione che a volte diventa preoccupazione per il proprio Istituto. Se io sono così, se le mie Suore sono in quest’altro modo… come andremo avanti? Ebbene se noi rendiamo grazie a Dio per la nuova Superiora oggi è perché per Lei dobbiamo invocare tanto Spirito Santo. Innanzitutto perché sapendo guardare a se stessa, nel suo intimo, sia sempre in stato di conversione, in un continuo tentare di plasmare il proprio cuore ad immagine di quello di Dio e così entrare nella gioia vivendo e desiderando sempre più di vivere “la giustizia, la misericordia e la fedeltà”. La giustizia che è il contrario del senso del dominio, della superiorità verso gli altri ma che è il desiderio che ciascuno fiorisca risplenda. Che non sia abitata dalla menzogna e dalla falsità ma al contrario ami sempre la rettitudine e la verità. Poi la misericordia: non giudichi, non condanni, non sia sprezzante nè dura; ma piuttosto dia sempre credito, promuova, incoraggi e ancora: perdoni, creda, speri. Abbia a cuore i piccoli, i più fragili, e meno amabili :abbia quel cuore di padre e di madre di cui abbiamo parlato ieri che è il cuore di Dio! Ma nello stesso tempo, rendere grazie, significhi che tali atteggiamenti siano anche di tutte le sue Suore verso di lei e le une verso le altre ed insieme verso i sacerdoti i fedeli, i vicini e i cosiddetti “lontani “che con pazienza e perseveranza dobbiamo portare alla fede.
E infine la fedeltà: né la Superiora né ciascuno di voi non si lasci guidare dai propri bisogni ed esigenze, umori e pulsioni; non sia mai concentrata su di sé, curva sul proprio ombelico, bensì divenite tutte, le une per le altre, affidabili, come roccia rispetto alla sabbia, come alberi rispetto all’erba, dimenticando se stesse: nella consapevolezza che non c’è amore se non nella fedeltà, e non c’è vita se non nell’amore.
Sono queste le vie che desidero lasciarvi rendendo grazie a Dio perché so che ne siete consapevoli, perché so che da anni, per pur tra le inevitabili prove della vita cercate di percorrere queste vie che sono le vie del cristianesimo, ben sapendo che siamo tutti in cammino con le nostre grazie fragilità, le nostre bellezze e le nostre storture verso Colui a cui stiamo a cuore e che ha a cuore ciascuna di voi e tutte voi insieme. Amen.
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