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Professione dei voti perpetui – santuario santa Maria delle grazie
PROFESSIONE DEI VOTI PERPETUI
SANTUARIO SANTA MARIA DELLE GRAZIE
San Giovanni Rotondo, 27 dicembre 2018
Festa di S. Giovanni Apostolo
OMELIA
“VEDERE E ANNUNCIARE IL VERBO DELLA VITA” IL SENSO DELLA CONSACRAZIONE RELIGIOSA |
Carissime sorelle,
Suor Maria Antonietta Tapic,
Suor Stella Maria Borja,
Suor Maria Rosaria Tarantino,
è per me una grande gioia del cuore presiedere questa celebrazione nella quale voi emetterete la professione religiosa dei voti perpetui.
Alla Superiora Generale esprimo la mia gratitudine per avermi invitato! A tutti rivolgo il mio cordiale saluto.
Oggi gioiscono le vostre consorelle; gioiscono i vostri familiari, parenti e amici; ma gioisce la Chiesa tutta: quando un fratello o una sorella sono disposti a consacrarsi totalmente a Dio e a vivere per sempre la perfetta carità è un dono di grazia per tutti.
Oggi la Madre Chiesa, attraverso il mio ministero, in questo Santuario di S. Maria delle Grazie, che custodisce vivida la memoria di San Pio da Pietrelcina – visibile testimone della passione redentrice del Cristo – vi accoglie e invoca lo Spirito Santo affinché il vostro “Sì per sempre” renda bella e gioiosa la Vostra vita e Vostra missione di consacrate nell’Istituto religioso delle Apostole di Gesù Crocifisso.
Per questa mia riflessione vorrei partire da una frase molto bella che Papa Benedetto XVI
disse il 24 aprile del 2005, che ci introduce perfettamente nel cuore di questa celebrazione.
Il Papa diceva: “Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, amato, necessario. Non c’è nulla di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo”.
Suor Maria Antonietta, Suor Stella Maria e Suor Maria Rosaria oggi state qui davanti a noi per testimoniarci con la vostra vita questa verità meravigliosa. State qui con il vostro “si” a mostrarci che è possibile lasciarci raggiungere da Cristo e rispondere al suo amore. Oggi attraverso il vostro “eccomi” ci raggiunge con forza la chiamata alla santità, ad accogliere cioè la “misura alta” della vita cristiana ordinaria, come esperienza possibile ed appagante. “Eccomi” ha detto papa Francesco “è la parola-chiave della vita. Segna il passaggio da una vita orizzontale, centrata su di sé e sui propri bisogni, a una vita verticale, slanciata verso Dio. (Cf Papa Francesco, Angelus in Piazza San Pietro sabato 8 dicembre 2018)
L’odierna celebrazione è tutta segnata da questo meraviglioso invito a lasciarci
avvolgere da un grande abbraccio dell’amore di Dio: l’abbraccio dell’amore di Cristo per voi e del vostro amore verginale per lui e per la sua Chiesa…
Questa spiritualità sponsale è fortemente presente nell’esperienza dei mistici di tutti i
tempi: pensiamo a S. Caterina da Siena e a San Pio da Pietrelcina. S. Caterina, racconta che in una visione la Madonna la presenta a Gesù che le dona uno splendido anello, dicendole: “Io, tuo Creatore e Salvatore, ti sposo nella fede, che conserverai sempre pura fino a quando celebrerai con me in cielo le tue nozze eterne”.
Questa identica singolare esperienza mistica è stata vissuta anche da San Pio, qui a San Giovanni Rotondo, in due momenti, distinti ma collegati, entrambi verificatosi 100 anni fa, il primo il 5 agosto e il secondo il 20 settembre 1918; e padre Benedetto, consolerà Padre Pio dicendogli che “Gesù, dalla sera del cinque sino alla mattina del sei agosto ti diede un’altra prova del suo amore speciale. La ferita spirituale di quel celeste personaggio è il segno dell’amore di Dio per te”.
Queste esperienze sicuramente singolari ed eccezionali, non fanno altro che ricordarci che “tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità”. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Chiesa, parla con chiarezza della chiamata universale alla santità, affermando che nessuno ne è escluso e che la vita consacrata ne è il richiamo permanente e il segno più eloquente (LG 44).
Il rito della professione dei consigli evangelici ci mostra in maniera visibile e comprensibile che la decisione di una totale donazione di sé a Cristo in una vita povera, casta e obbediente è fondamentalmente “abbraccio” d’amore.
Oggi, questo abbraccio manifesta l’amore tenero e sponsale di Cristo per voi, suor Maria Antonietta, suor Stella Maria e suor Maria Rosaria, che ha fatto nascere e fa crescere il vostro amore per voi; questo “abbraccio” dice che la vostra vita religiosa trova ragione, senso, entusiasmo, vigore proprio nella fedeltà eterna di Cristo che vi ha chiamate.
Carissime suor Maria Antonietta, suor Stella Maria e suor Maria Rosaria non siete sole in questo meraviglioso e generoso gesto di donazione totale al Signore. Non siete sole, perché la Chiesa, che oggi invoca lo Spirito Santo per voi, carissime sorelle, vi accompagnerà sempre affinché possiate far fruttificare la grazia che Dio vi sta donando e affinché il vostro “sì” alla sequela si sempre un “sì” gioioso e fedele.
La nostra preghiera per voi è che possiate dire a tutti con la vostra esistenza casta, povera e obbediente che “la vita si è manifestata, che voi l’avete veduta e di ciò date testimonianza” e che siete in piena comunione con essa (cf. 1 Gv 1,3).
Infatti, soltanto chi ha coltivato una comunione intima con Dio, che ha posto il suo cuore e la sua mente in piena sintonia con l’amore di Dio, si lascia conquistare alla sua causa di salvezza in favore degli uomini e la sua vita irradia la luce dell’amore di Dio.
Questa luce avvolgeva tutti coloro che hanno atteso e gioito per la venuta del Salvatore. In questo orizzonte di luce si stagliano le figure di due donne, Elisabetta e Maria di Nazareth! Queste donne, queste madri, sono due splendide icone per la vita consacrata: i lori occhi brillano di gioia, il loro cuore sono stracolmi di amore, i loro grembi portano vita. Anche i vostri occhi, carissime suor Maria Antonietta, suor Stella Maria e suor Maria Rosaria, possano sempre brillare di questa stessa gioia, i vostri cuori possano essere in ogni stagione della vita traboccanti di amore per la carne sofferente di Cristo e i vostri grembi verginali sappiano sempre generare vita nuova, aprendo gli altri alla speranza, ai valori, a relazioni fraterne. Questo significa “far vedere Dio”. Ma può mostrare Dio, solo chi l’ha visto, chi lo ha toccato, chi lo ha ascoltato, chi lo ha contemplato.
Questa liturgia in fondo ci sta dicendo che “vedere Dio” non è impossibile, anzi è il nucleo dell’esperienza della fede cristiana! E per vederlo e trovarlo, dobbiamo orientarci e incamminarci decisamente – sostenuti dalla Parola e dalla grazia sacramentale – verso la profondità del nostro cuore per orientarci con gioiosa gratuità verso il volto dei nostri fratelli. (cf. Maria Eugenio di Gesù Bambino, Voglio vedere Dio, p.46).
Questo significa “diventare amore”: il Verbo si è incarnato proprio per realizzare questa unione molto intima dell’uomo con Dio e per aprirlo ad un amore concreto al prossimo. Perciò S. Teresa di Gesù Bambino affermava: “Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore”. “Essere l’amore”, commenta Papa Francesco, “è saper stare accanto alla sofferenza di tanti fratelli”.
Questo è l’unico modo per dare alla vostra vita una portata missionaria e universale e un ruolo fondamentale nella vita della Chiesa. Non dobbiamo mai dimenticare che l’amore per la gente è una forza spirituale che favorisce l’incontro in pienezza con Dio fino al punto che chi non ama il fratello “cammina nelle tenebre” (1Gv 2,11), “rimane nella morte” (1Gv 3,14) e “non ha conosciuto Dio” (1 Gv 4,8). Benedetto XVI ha detto che “chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche difronte a Dio”, e che “l’amore è in fondo l’unica luce che rischiara sempre di nuovo un modo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire” ( Cf EG 272).
Il brano evangelico che ci è stato proclamato ci fa contemplare la luce e la forza trasfigurante del mistero della risurrezione attraverso il correre gioioso e trepidante di Pietro e del discepolo che Gesù amava! I due discepoli corrono verso il sepolcro vuoto. L’evangelista Giovanni, in due verbi, vedere e credere ( “videro e credettero”) racchiude l’esito di questa meravigliosa corsa e della loro esperienza di fede che è insieme personale ed ecclesiale. Da ciò possiamo dire che si è testimoni non di un pensiero o di un sentimento, ma di una persona, il Cristo incontrato come via verità e vita. Per Pietro, per Giovanni, per Maria di Magdala, tutto è cominciato dall’incontro col Signore (Cf EG 7). Da un incontro e da una chiamata è nato anche il vostro cammino di consacrazione. La vita consacrata, ci ricorda Papa Francesco, nasce e rinasce dall’incontro con Gesù così com’è: povero, casto e obbediente.
Questo incontro è all’inizio della vita di ogni autentico discepolo- missionario; questo incontro è all’inizio della vita di tutti gli amici del Signore.
Solo se abbiamo “visto e creduto”, soltanto se abbiamo “veduto e udito” saremo resi partecipi della straordinaria missione di portare, con la nostra povera vita, Cristo al mondo! E qui non possiamo non riflettere sul fatto che l’annuncio più incredibile del mondo, Dio l’affiderà proprio a quella donna che “corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo” (Gv 20,2): le donne – le testimoni squalificate per la logica del mondo di quel tempo – diventano le prime evangeliste, le prime testimoni della risurrezione di Gesù: Maria di Magdala è “l’apostola degli Apostoli!”
È bello e importante ricordare questo a voi, carissime suor Maria Antonietta, suor Stella Maria e suor Maria Rosaria e a voi tutte donne di vita consacrata: il Signore chiede che la vostra femminilità sia posta al servizio dell’annuncio del Vangelo ricordando a tutta la Chiesa la comune vocazione alla santità.
Proprio a partire dalla vostra professione dei voti perpetui, nuovamente e a un titolo tutto particolare, oggi, Gesù si rivolge a voi e vi affida la missione data ai primi discepoli: a voi ripete il suo “andate!”, “uscite”, a voi riconsegna la buona e bella notizia di salvezza da comunicare al mondo: “Gesù di Nazareth è il Verbo della vita” (Cf 1 Gv 1,4).
Non dimentichiamolo: nella vita religiosa, e nella vita cristiana in genere si evangelizza per attrazione e non per proselitismo (Cf EG 14). Solo la gioia degli uomini e delle donne che amano Dio attrae altri ad essi.
In una parola: dovete dire al mondo che Gesù, lui solo, è il tutto della vostra vita e ogni giorno ripetere a Gesù, con le parole del Papa San Paolo VI:
Tu ci sei necessario, o Cristo,
o Signore, o Dio-con-noi,
per imparare l’amore vero e camminare
nella gioia e nella forza della tua carità,
lungo il cammino della nostra vita faticosa,
fino all’incontro finale con Te amato, con Te atteso,
con Te benedetto nei secoli.
Carissimi, fratelli e sorelle, preghiamo intensamente il Signore affinché suor Maria Antonietta, suor Stella Maria e suor Maria Rosaria siano sempre innamorate di Cristo Gesù, il Verbo della vita, così che con gioia ed entusiasmo possano riconoscerlo e servirlo nei poveri e nei sofferenti che incontreranno.
San Pio da Pietrelcina e, in particolare la donna del “Sì” per eccellenza, Maria Vergine, vi accompagnino e vi proteggano.
+ Ciro Fanelli
Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa
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