Passione di Gesù
27 marzo – Punto I – Agonia di Gesù nell’orto del Getsemani
Agonia di Gesù nell’orto del Getsemani
Punto I – La Passione di Gesù è piena di miracoli ed è miracoloso anche il fatto che Egli riceva conforto dal messaggero celeste senza che, per questo, diminuisca la sua tristezza; anzi, lo stesso conforto contribuisce ad aumentarla. Quale sia stato questo conforto non possiamo saperlo con precisione, ma solo immaginarlo; il Vangelo infatti riporta soltanto che Gesù, appena fu consolato, cominciò ad agonizzare.
Riflessione – Quando si dice che Gesù agonizzò, si deve prendere alla lettera questa espressione, poiché Egli si ridusse realmente nello stato pietoso, fatto di pena e di affanno, in cui si trovano gli agonizzanti. Quest’agonia fu una conseguenza della sua ardente carità che gli aveva fatto dichiarare di morire volentieri pur di ridare la vita al mondo. E poiché sapeva di non poter morire due volte, volle patire due volte almeno l’agonia, assaporando la prima nell’Orto e la seconda sul Calvario. L’agonia che Gesù sopportò sulla croce fu causata dall’empietà dei crocifissori, quella dell’orto ebbe origine dalla sua carità. E fu questa invincibile carità che fortificò il suo cuore nella lotta contro i sensi e che gli fece desiderare di morire sulla croce. Nell’attimo stesso in cui ubbidì, accettando il calice della Passione e della morte per salvarci, cominciò a redimere le nostre anime cadendo volontariamente in quella terribile agonia.
Colloquio – Mio amabile Salvatore, perché vuoi anticipare la tua penosa agonia? Se ti preme di salvarmi, non basterà forse la tua Passione che è imminente? Sì, per me sarà già troppo ciò che patirai fra poco; ma questo a te non basta per soddisfare il tuo ineffabile amore. Gesù, a quali eccessi ti spinge la tua grande compassione nei confronti della mia anima! Non permettere che io continui nel mio atteggiamento di ingratitudine che a te tanto dispiace.
Grazie per esserti degnato di soffrire tanto nell’Orto per liberare la mia anima dalla morte eterna; io provo la più profonda ammirazione per la tua bontà e desidero sinceramente sentirmi unito a te nella sofferenza. Purtroppo il mio cuore è arido e povero di sentimenti, perciò posso offrirti soltanto quell’amore tenero che tu hai provato per me nel Getsemani.
Pratica – È giusto che io ammiri, ringrazi e provi compassione per Gesù, ma devo anche mortificarmi in qualche cosa e patire per amor suo, imitando Lui che ha voluto soffrire tanto per me.
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