Passione di Gesù
18 marzo – Punto II – Preghiera di Gesù nell’orto del Getsemani
Preghiera di Gesù nell’orto del Getsemani
Punto II – Gesù nell’Orto prega con grande umiltà, che manifesta prostrandosi a terra, prega con fervore di spirito e con voce energica, rotta dalle lacrime, come è detto nella lettera agli Ebrei: “Offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime”. Egli si rivolge al Padre riconoscendo la sua Maestà, la sua grandezza: “Tutto a te è possibile, tu sei potente”, e lo onora con sentimenti di rispetto e di amore: “Solo la tua volontà ha valore, non la mia”. Inoltre ricorre a Dio con filiale confidenza chiamandolo “Padre mio”. Altre volte lo aveva invocato col nome di Padre, ora lo chiama anche “suo”, che ha lo stesso valore di “nostro”, perché in quel momento Gesù rappresenta tutti i suoi fedeli; ora vuole insegnarci con l’esempio come si deve pregare, dopo che l’ha fatto con la parola.
Riflessione – Gesù non vuole che noi invochiamo Dio con il timore servile tipico della legge antica, ma con l’amore filiale che è proprio della nuova. Questo insegnamento è davvero importante, perché non possiamo mai pregare bene se non abbiamo fiducia di essere esauditi. E per poter pregare con abbandono e ferma speranza, dobbiamo tener presenti due verità di fede: la prima, che Dio per sua bontà è nostro Padre e, come vero Padre, ci ama; l’altra, che Dio è onnipotente e perciò non vi è nulla che Egli non possa. Può esserci, allora, qualche grazia che io non possa domandare e sperare di ottenere, quando so che Dio come Padre ha verso di me un amore infinito, e come Onnipotente può concedermi ogni bene?
Colloquio – Mio amabile Gesù, riconosco che la mia felicità, sia terrena che eterna, dipende da tutto questo, perciò, ora che mi hai insegnato il modo di pregare, ti supplico di darmi anche la forza necessaria per farlo. Vorrei poter dire: “Padre nostro, che sei nei cieli…” con vera umiltà, concentrato nel mio nulla, con cordiale tenerezza e profonda sottomissione, proprio come hai pregato tu nell’orto del Getsemani. Mio Dio, poiché vuoi che anch’io ti chiami Padre, ispirami quell’amore filiale e quel rispetto che sono dovuti alla tua divina Maestà. Io non sono degno di essere amato da te, perché sono un povero peccatore; ciò nonostante, per i meriti di Gesù, tu mi consideri tuo figlio, benché non mi comporti come tale e non meriti nemmeno di essere considerato tuo servo. Ti supplico, dammi la forza di cambiare la mia vita imitando il tuo Divin Figlio nelle sue virtù.
Pratica – Mi ricorderò di praticare sempre nella preghiera queste tre virtù che mi sono state insegnate da Gesù stesso: umiltà, fervore di spirito e confidenza. Basta che manchi in una sola di esse che la preghiera è debole e poco gradita a Dio.
Lascia un commento