Passione di Gesù
5 marzo – Punto VI – Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Punto VI – Gesù teme la morte come uomo, per farci capire che è un uomo come noi. E poi, dato che nella sua Persona sono presenti tutti gli uomini, ha voluto lasciarci in questo suo timore un utile insegnamento. Meditiamolo dunque e cerchiamo di trarne beneficio.
Riflessione – Se Gesù teme la morte solo per l’istinto naturale di conservazione, cioè solo per il fatto che l’anima dovrà separarsi dal corpo, quanto dovrei temerla io, ora che la fede mi ha fatto capire tante cose relative alla vita ultraterrena!
A Gesù non può far paura il tribunale di Dio, poiché è il Re degli innocenti; e non c’è nessuno che possa accusarlo di aver peccato, visto che neppure lo stesso demonio ha potuto trovare in Lui un’ombra di male. Io, invece, dovrei averne una tale paura da sentirmi angosciato giorno e notte. Dovrò morire e comparire davanti al giudizio di Dio, colpevole di aver commesso tanti misfatti; eppure non ci penso e tanto meno mi spavento, anzi, vivo indifferente come se non dovessi mai morire o se dopo la morte non accadesse proprio nulla. Certo, posso anche temere la morte come la temono gli animali che sono soggetti all’istinto di conservazione, oppure i non credenti che sono attaccati a questo misero mondo, ma certamente non come dovrebbe temerla un buon cristiano che vive di fede.
Colloquio – Concedimi, Signore, di non perdere mai di vista il momento della mia morte, perché sarà in quello che si deciderà la mia salvezza o la mia dannazione; dopo, infatti, non avrò più la possibilità di fare penitenza. Tu mi hai raccomandato di vigilare perché quel momento arriverà all’improvviso, perciò riempi il mio cuore del timore di perderti, del timore dell’eternità, del tuo divino giudizio e dei miei peccati che diventano ogni giorno più numerosi.
Se anche chi non sa di aver peccato, ed ha bisogno solo della tua misericordia, resterà intimorito davanti al trono della tua giustizia, che cosa sarà di uno come me, colpevole di essere caduto infinite volte? Tu, Gesù, che sarai il mio giudice, concedimi per i tuoi meriti un salutare timore che mi aiuti a morire fin d’ora alle concupiscenze della carne e del mondo e a vivere solo per amarti, imitarti e per goderti eternamente in Paradiso.
Pratica – In punto di morte sarò giudicato per molte cose di cui ora non mi faccio scrupolo; devo perciò preoccuparmi per la mia coscienza rilassata, che pare abbia paura solo di alcuni peccati gravi.
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