Passione di Gesù
22 febbraio – Punto IV – Discorso di Gesù dopo l’ultima cena
Discorso di Gesù dopo l’ultima cena
Punto IV – Per aumentare il nostro fervore nell’osservare il suo nuovo comandamento della carità fraterna, Gesù ce ne spiega l’importanza dicendo: “In questo sarete riconosciuti per miei discepoli, se vi amerete scambievolmente”. Non dice: se vi dedicherete alla preghiera, se sarete retti o praticherete tante altre virtù, ma precisa che la caratteristica che distingue i veri dai falsi cristiani è soprattutto la carità fraterna, il volersi bene gli uni gli altri. È come se avesse detto: “Voi potete essere religiosi, spirituali, casti, vergini, tutto quel che volete, ma se non vi amerete a vicenda, anche se farete miracoli, non sarete miei discepoli”.
Riflessione – E così accadrà infatti alla fine dei secoli, quando ci sarà il giudizio universale. La carità fraterna sarà il principale segno distintivo che indicherà i veri cristiani e separerà gli eletti dai dannati. L’eterno Giudice non dirà: “Venite perché con le vostre meraviglie avete stupito il mondo”, ma piuttosto: “Venite, benedetti, perché vi siete amati gli uni gli altri per amor mio e andate, maledetti, perché, invece, non lo avete fatto”.
È necessario che io rientri in me stesso e consideri seriamente in quale situazione si trova la mia anima nei confronti della carità fraterna.
Quanto valore dò a questa virtù? Spesso mi preoccupo per cose di poca o nessuna importanza e trascuro invece la carità, che è essenziale nella vita cristiana.
Colloquio – Gesù, mite e clemente, so che tu conosci la mia cattiveria, ma ugualmente, per mortificarmi, mi dichiaro colpevole. Ho provato rancore per molti e ho cercato anche di vendicarmi; e se non ho potuto farlo in altre maniere, ho usato senz’altro la maldicenza. Ho veramente disprezzato e calpestato il tuo santo comandamento a causa della mia superbia e del mio egoismo. Infatti ho per me stesso un amore eccessivo: se qualcuno mi procura un piccolo fastidio mi risento, vado in collera, divento cattivo; se poi noto nel suo linguaggio una certa ironia o poco riguardo nei miei confronti, m’impermalisco e non sono più cordiale con lui. Mi preme molto di più soddisfare il mio orgoglio che osservare il precetto a te così caro e di cui sei tanto geloso. Se continuo così non posso certo sperare di salvarmi.
Mio Dio, spero nella tua misericordia, benché non ne sia degno, e spero anche di ottenere da te la grazia di riuscire a correggermi. Dammi uno spirito retto ed un cuore nuovo, come mi hai promesso; infondi in me quella pienezza di carità di cui il tuo cuore è colmo, affinché io osservi in modo perfetto il comandamento dell’amore fraterno che tu custodisci con tanta cura.
Pratica – Amerò cristianamente il mio prossimo, come cristianamente devo amare anche me stesso; devo, cioè, pregare e desiderare che ogni uomo ami Dio in modo perfetto, come io stesso prego e desidero di poterlo amare.
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