Passione di Gesù
17 febbraio – Punto V – Malvagità di Giuda nel tradire Gesù
Malvagità di Giuda nel tradire Gesù
Punto V – Giuda, per comunicare ai capi degli Ebrei la sua decisione, entra nella sala dove questi si erano già radunati proprio per discutere sul modo di catturare e di far morire Gesù.
Va ricordato che egli non era mai stato né cercato né sollecitato a tradire il suo Maestro, ma che si è presentato spontaneamente: bell’esempio d’ingratitudine e di malvagità! Indubbiamente Giuda deve aver considerato i miracoli di Gesù effetto di magia, perché non ha dimostrato di credere nella sua Divinità. Lo avrà chiamato Maestro forse per burla e avrà deriso i Sacramenti come se si fosse trattato di superstizioni. É probabile quindi che, per coprire la malvagità del suo gesto, abbia calunniato Gesù per farlo apparire meritevole di essere tradito.
Riflessione – I capi si rallegrano molto nell’udire quella lingua malefica diffamare Gesù e concludono che è veramente giusto condannarlo, visto che sono i suoi stessi discepoli a rifiutarlo dopo aver riconosciuto che è un malfattore. Ogni menzogna di Giuda viene ritenuta verità, e tutto ciò che egli dice, unicamente per malignità e perfidia, viene accettato come se fosse detto con sincera sollecitudine.
È impossibile capire quanto disonore abbia procurato a Gesù quella lingua sacrilega, ed è altrettanto impossibile immaginare quanto dolore Egli abbia provato a causa delle menzogne da parte di uno dei suoi apostoli.
Colloquio – Mio dolce Redentore, io penso che sia stata questa l’occasione in cui ti sei lamentato così con il Salmista: “Se chi sparla di me fosse un mio nemico, sopporterei l’offesa con facilità; ma che sia una persona a me cara, che ho beneficato in tutti i modi e che ho fatto sedere alla mia mensa per tre anni, questa è un’ingratitudine che mi addolora profondamente” (cfr Sal 55,13-14).
La diffamazione è sempre intollerabile, eppure tu, Gesù, l’hai sopportata con dolorosa tranquillità. Avresti avuto tutte le ragioni d’indignarti perché eri del tutto innocente, ciò nonostante non ti sei né turbato, né offeso.
Mio buon Gesù, quale esempio di umiltà e di pazienza mi dai! Disgraziatamente, però, non ti imito; infatti, se qualcuno mormora contro di me anche con due sole parole, io subito mi risento e desidero vendicarmi. É vero, spesso subisco anch’io delle umiliazioni, ma non per questo sono umile, perché mi agito e non riconosco il mio nulla.
Mio Dio, sento crescere sempre più la mia superbia e non riesco a vincerla perché conto solo sulle mie forze. Perciò ho un estremo bisogno del tuo aiuto: solo la tua grazia può far nascere in me la vera umiltà.
Pratica – Frutto di questa meditazione sarà il mio fermo proposito di sopportare le mormorazioni che si faranno contro di me, ad imitazione di Gesù. Farò anche molta attenzione nel non imitare Giuda calunniando gli altri.
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