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In Memoria di Sr Rosa Maria Dorotea Lo Iacono
In Memoria di Sr Rosa Maria Dorotea Lo Iacono
Discorso della Superiora generale, Madre Maria Saveria Palmisano,
in occasione della Celebrazione esequiale
“Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.” (Rm 8,18).
Queste parole di San Paolo, accolte con fede e convinzione, da Sr Rosa Maria sono state di supporto per lei nel suo lungo cammino di sofferenza, e di conforto per chi, vicino a lei, era intimorita per il suo stato di salute così complesso e incerto.
Queste parole le aveva ripetute a Sr M. Vittoria prima del secondo immediato ricovero.
Sr Rosa M. ha creduto davvero e da questa fede ha tratto forza e serenità.
Da quando, giovanissima, prima della maturità liceale, scopre la sua malattia ella l’accoglie come sguardo di predilezione del Signore, tanto che ai Famigliari prima e alle Consorelle poi, mostrerà di custodire gelosamente questo “tesoro”, rifiutando che si pregasse per la sua guarigione.
Sr Rosa Maria Dorotea Lo Iacono è nata a Sciacca (AG) il 25 ottobre 1966, da Giuseppe, Ingegnere, e Anna Barbiera, maestra. È l’ultima di 5 figli. Sin da bambina si è distinta per il suo carattere mite e buono.
All’età di nove anni già manifestava i segni di una vocazione particolare. Infatti in un tema scolastico così scriveva: “Da grande vorrei farmi missionaria, perché provo compassione per i malati e i poveri. Vorrei fare costruire dallo Stato un ospedale, dove ricovererei tutti i poveri, i soli, i vecchi ed i malati … e nello stesso tempo seguire Gesù”.
Ho conosciuto Rosa Maria nel lontano 1985 in occasione della missione cittadina a Menfi (Ag), organizzata dal Padre Fondatore e dai membri della nostra Opera al servizio della Divina Misericordia.
A conclusione della missione, ci siamo salutate come chi vorrebbe fosse solo un arrivederci. Le nostre strade si separavano, lei per iniziare gli studi universitari a Palermo ed io al mio lavoro di insegnante a Palestrina (Roma).
Abbiamo mantenuto una relazione epistolare per circa sette anni. Mi scriveva pochissime lettere all’anno, ma molto significative per il suo cammino spirituale che andava sempre più chiarendosi. Le sue prime esperienze sentimentali le fecero capire che il suo cuore cercava il tesoro più grande. Mi scrisse queste parole: “Madre non mi sento di dire al mio ragazzo: ‘tesoro’, ‘amore’. Queste parole le posso dire solo a Gesù!”.
Nel frattempo ci fu il periodo difficile della malattia che insorse in tutta la sua veemenza, scoperta all’ospedale di Palermo, ma seguita nel suo iter terapeutico a Roma, dove fu costretta a degenza in ospedale per diversi mesi, prima all’IDI e poi al Columbus.
Sono state queste degenze in ospedale a farci incontrare di nuovo, incontri che silenziosamente, come un seme nella terra, mettevano radici in Gesù.
Nel mese di luglio del 1991, mi trovavo a Betlemme per dare inizio alla Comunità e alla missione delle Suore “Apostole di Gesù Crocifisso”, quando seppi che Rosa Maria mi cercava, voleva parlarmi. Aveva deciso di consacrarsi a Dio nel nostro Istituto.
Le mancavano 8 esami per la laurea in architettura, il suo cuore era già tutto di Gesù, non voleva più indugiare. Aveva trovato il senso della sua vita, gli studi la portavano in un’altra direzione, per cui non aveva esitato a lasciare tutto. Aveva trovato la perla preziosa!
Le sue condizioni di salute però erano tali che i dubbi circa l’accoglienza nell’Istituto erano forti e non nascondo che ci fu qualcuno che mi volle scoraggiare nel darle una risposta positiva circa l’ammissione.
Non dormii alcuni giorni combattendo interiormente, alla fine decisi: il medico che la segue potrà dirci se le condizioni di salute di Rosa Maria sono un serio impedimento per la sua vocazione religiosa.
Ed il medico si espresse positivamente, raccomandando di evitare stress fisici, un adeguato regime dietetico e di rispettare il normale riposo giornaliero.
E questo sentivo che potevamo assicurarglielo. E Rosa Maria, ha fatto meravigliosamente bene la sua parte, portava la sua malattia con dignità, come chi era la più sana, sempre presente e puntuale nella vita comune: preghiera e attività.
Il 4 settembre 1991, accompagnata dalla mamma, Rosa Maria entra nel nostro Istituto e comincia la sua formazione, raggiungendo ogni tappa dell’iter formativo con docilità e fedeltà, distinguendosi in una disponibilità caratterizzata dal sorriso e dalla bontà.
Il 21 novembre 1993 emette la prima professione e il 24 novembre 1996 la professione perpetua.
In una lettera, prima di emettere la terza professione temporanea nel 1995, così mi scrisse: “Il famoso ‘Lupus’ è il più grande regalo che (Gesù) mi abbia potuto fare, infatti mi ha strappato dal profondo degli inferi – citando il Salmo 85,13 che dice – : <perché grande con me è la tua misericordia: dal profondo degli inferi mi hai strappato.>. – “E’ proprio così – continua nella lettera – Gesù e Maria Immacolata mi hanno strappato chissà quante volte dalle fiamme dell’inferno… Dunque non posso fare altro per tutta la vita che ringraziare il Signore per il dono inestimabile che mi ha fatto, solo Gesù poteva trasformare le mie offese, i dolori che gli ho procurato (la flagellazione, la coronazione di spine, la crocifissione) in un manto di tenerezze e dolcezze, di perdono e di compassione in cui sono avvolta”.
Sr Rosa Maria per nostra volontà, in modo particolare del Padre Fondatore, Don Domenico Labellarte, ha sostenuto gli ultimi esami di architettura e ha conseguito la laurea nel 2001 e subito dopo l’abilitazione ad esercitare la professione di architetto.
Sr Rosa Maria è stata Economa generale per due sessenni e Superiora locale, compiti che ha svolto egregiamente e con scrupolo. In tutti questi anni è stata anche la nostra referente in Italia per le Missioni, in particolare quella in Filippine.
Posso affermare senza ombra di dubbio e sostenuta dal pensiero unanime di tutti i membri dell’Istituto, che è stata per noi tutte una suora modello. Ha vissuto nella semplicità, ma sinceramente e radicalmente, i voti di povertà, di castità e di obbedienza, protesa all’ascolto dei bisogni altrui, pronta, sensibile e accogliente verso tutti. Il sacrificio, che le richiedeva l’essere disponibile ed in ascolto, non la frenava affatto.
Grazie, Sr Rosa Maria, amica, sorella e figlia spirituale!
Sei stata quella colomba nascosta nelle fenditure della roccia (“O mia colomba,
che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso,…”. Cfr Ct 2,14), conosciuta e amata dal Signore.
Sei passata in mezzo a noi con una normalità tale, che noi, pur percependo il miracolo della tua vita e le tue qualità, non ci siamo sentite a disagio; la tua persona non ha fatto ombra a nessuno, ma la tua testimonianza attraeva e si espandeva come profumo.
Sei stata, a somiglianza del tuo Signore, “rugiada luminosa” (Is 26,19); pur nella precarietà e nella debolezza delle tue condizioni, sei stata forte ed ilare, capace di ironia e con il tuo spirito umoristico, capace di far sorridere, di portare allegria!
Della vita religiosa hai compreso l’essenza; non nutrivi ambizioni se non quella di vivere bene la tua chiamata facendo del bene.
Ti sei consegnata alla volontà di Dio coscientemente e volentieri, come ci hai fatto capire anche quando non potevi più parlare. Hai offerto le tue sofferenze perché i lontani possano conoscere Gesù, per la conversione dei peccatori, per la Chiesa, il Papa, l’Istituto.
Ti sei unita alla Passione di Gesù e, come Lui, hai dato tutto di te! In te si è compiuto il distacco e la spogliazione totale. Il tuo corpo è stato devastato in modo impressionante dalla malattia, tanto che, ardisco applicare anche a te le parole del Salmo 38: “Sono torturati i miei fianchi, in me non c’è nulla di sano”. L’essenza di te, però, è rimasta intatta: la tua serenità, il tuo sorriso, la tua pazienza, il tuo non volere disturbare o dar fastidio agli altri, il tuo continuo ringraziare.
Non hai ceduto alla depressione, la tua malattia per molti è sostenuta da accompagnamento psicologico, tu invece sostenevi gli altri, incoraggiavi e, come tuo solito non volevi far soffrire chi ti era accanto, celando i problemi di salute ogni volta che se ne presentavano dei nuovi.
La tua era vera umanità, non stoicismo! Anche tu avevi paura durante il tuo calvario e come Gesù hai aperto le braccia in segno di sottomissione alla Volontà di Dio fino a qualche momento prima di essere intubata, come a dirmi: ‘Madre, pazienza! Accettiamo!’ E pur tra forti dolori, mi hai sorriso!…
Come Gesù sulla croce, hai affidato il tuo spirito al Padre, consumandoti fino a versare anche tu sangue ed acqua fino all’ultima goccia!
Nel tuo libro di Santa Caterina da Genova abbiamo trovato sottolineato in rosso queste parole: “L’oro, puro a ventiquattro carati, per quanto fuoco si possa dare, non consuma più, salvo le sue imperfezioni. Ciò accade con il fuoco divino nell’anima: mentre Dio la tiene nel fuoco, lei consuma ogni sua mancanza e va verso la perfezione dei ventiquattro carati.” (In Trattato del Purgatorio e altri scritti. Ed. Gribaudi, 1998, p.29).
Tempo fa volevo scrivere il profilo della vera Apostola di Gesù Crocifisso, così come la vedo io. Questo profilo lo ha scritto il Signore nella tua vita!
Tu hai vissuto la sofferenza, valorizzata e offerta in preghiera; tu sei stata apostola portando là dove ti trovavi la Parola di Dio; tu sei stata sensibile alle sofferenze altrui….
Questo nuovo anno che si inaugura, ricorre il 50° anniversario della morte di San Pio da Pietrelcina e coincide con il momento dell’ispirazione data dal Signore al nostro Padre Fondatore e figlio spirituale ed amato di Padre Pio: “Integra l’Opera innalzando il mistero della Redenzione, Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo che tu hai visto realizzato in me”.
Il nostro carisma si è reso concreto e visibile nella tua vita.
La devozione filiale verso San Pio l’hai imparata dapprima dal tuo papà Giuseppe e l’hai approfondita poi, grazie al Padre Don Domenico.
E Padre Pio, non ha mancato di farti sentire la sua vicinanza, soprattutto in questi ultimi mesi, con segni particolari. Hai aiutato Padre Pio, proprio come lui desiderava dai suoi figli spirituali, “nel grande negozio dell’umana salvezza”.
Gli ultimi undici anni della tua vita, segnati dalla dialisi, ti hanno resa sorella di tanti che, come te, combattono per la vita.
Il reparto di Emodialisi era diventato la tua seconda casa. Regalavi sorrisi, preghiera, conforto, libretti, … E quando veniva a mancare qualcuno di questi compagni di viaggio, soffrivi e offrivi preghiere e SS. Messe per la loro anima. E tutti, chi più chi meno, ti restituivano affetto e riconoscenza.
Alle 5,30 del mattino del giorno 28, Sr M. Rosaria ha sentito un forte profumo di rose davanti alla porta della tua stanza, segno che sarebbe stata recisa, lo stesso giorno, la nostra “Rosa” per essere trapiantata in Cielo.
E, mentre pregavamo il Magnificat nell’ora del Vespro, ti sei unita a noi spiritualmente per cantarlo davanti all’Altissimo.
Non hai voluto che la tua dipartita recasse disturbo ad alcuno, così hai atteso la venuta delle Suore per i giorni di Formazione. Non hai voluto mancare all’appuntamento delle attività d’Istituto, così in altro modo sei stata in mezzo a noi.
A nome tuo, ora, voglio ringraziare la tua famiglia: i fratelli Salvatore e Filippo, le sorelle Lia e Cristina, il tuo medico in tasca, sempre pronta a consigliare ed indicare…, i cognati Lillo e Vania, i tuoi amati nipoti: Gabriele, Ludovica, Ferdinando e Andrea.
Le Suore che con tanta amorevolezza e dedizione ti hanno sostenuta in questo “calvario”.
Tutti i Medici della “Casa Sollievo della Sofferenza” che hanno avuto cura di te in questi anni e in questi mesi; gli Infermieri, gli OSS; il Personale dell’Emodialisi e soprattutto i tuoi colleghi malati che hanno condiviso con te l’avventura del dolore.
Come non ringraziare Sr Giuseppina della Nefrologia e i Cappellani tutti, in particolare P. Giovanni, che negli ultimi mesi non ti ha fatto mancare il conforto spirituale?
Grazie alla squisita accoglienza dei Padri Cappuccini, al Padre Guardiano, al Padre Rettore, a Padre Gregorio.
Grazie a S. E. Mons. Rocco Talucci, Arcivescovo emerito di Brindisi-Ostuni, per la premurosa disponibilità a presiedere questa celebrazione funebre; a S. E. Mons. Rodolfo Laise, ai nostri Confratelli Apostoli di G. C. e ai Servi della D. M. e a tutti i Sacerdoti presenti.
Sr Rosa Maria, l’amore, dato e ricevuto, ti ha dato le ali; ti ha calamitato verso il Cuore di Gesù, tuo Signore e Sposo. Ora vivi con Lui!
Tu sei stata per noi la carezza di Dio! Adesso noi vogliamo restituirla, questa carezza, attraverso te!
Ricordati di noi!
Aiutaci ad essere santi! Prega per noi!
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