Passione di Gesù
27 gennaio – Punto V – Gesù lava i piedi agli Apostoli
Gesù lava i piedi agli Apostoli
Punto V – Quando ha terminato di lavare i piedi agli Apostoli, Gesù torna alla mensa e chiarisce loro il perché del suo gesto: Egli si è umiliato per stimolare noi ad imitare la sua umiltà. Secondo il suo metodo, che è quello d’insegnare prima con le opere e poi con la voce, dice loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica” (Gv 13,12-17).
Riflessione – L’argomento è molto profondo. Se Lui, il Dio altissimo, il padrone dell’universo, si è abbassato fino ad agire come l’ultimo dei servitori, tanto più dobbiamo umiliarci noi che siamo terra, cenere, polvere e fango. Il servizio di lavare i piedi è il più basso di tutti. Con questo Gesù ha voluto insegnarci che non dobbiamo rifiutare di servirci a vicenda nelle necessità di ogni giorno ed anche di lavarci scambievolmente i piedi, vale a dire di confortarci e perdonarci errori e difetti. Dev’essere ben grande questa virtù dell’umiltà, se Gesù è venuto dal cielo in terra per insegnarla! E giustamente; infatti senza umiltà non si può acquistare né conservare alcuna virtù, e tanto meno giungere alla salvezza eterna. Tanti avranno la possibilità di entrare in Paradiso, anche se non saranno stati martiri, dottori della Chiesa, contemplativi o vergini, ma non vi potrà mai entrare chi non sia stato umile. E il Signore, che ci vuole tutti salvi, ha cercato di renderci più sicura la strada, venendo di persona a farci amare la virtù dell’umiltà.
Colloquio – Gesù mio, sono pienamente convinto che la tua celeste dottrina non potrebbe essere più vera e più degna di te, tuttavia io non sono umile né procuro di esserlo. Sì, mi pare talvolta di apprezzare e di desiderare la virtù dell’umiltà, ma in pratica la detesto, perché sono dominato dal mio amor proprio, che, al momento opportuno, non mi fa accettare le umiliazioni. Quante volte al giorno trasgredisco i santi insegnamenti che tu, divin Maestro, ti sei degnato di lasciarmi! Infatti non vuoi da me un’umiltà fatta solo di parole, ma che sia vissuta praticamente; in questo però io non m’impegno affatto. Gesù, non oso più domandarti grazie ed aiuti, perché a questi io oppongo resistenza. Ti prego, fa’ che le tue parole e il tuo esempio riescano a scuotermi.
Angeli e Santi del Paradiso, che siete nella gloria per la vostra umiltà, intercedete per me affinché io non mi perda a causa della mia superbia.
Pratica – Procurerò per l’avvenire di non essere permaloso e puntiglioso; cercherò di ubbidire sempre ai miei superiori e di servire come meglio posso anche chi occupa una posizione di minor pregio.
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