Passione di Gesù
10 gennaio – Punto I – Entrata di Gesù in Gerusalemme
Entrata di Gesù in Gerusalemme
Punto I – Sapendo che è prossimo il tempo della sua Passione, Gesù vuole avvicinarsi a Gerusalemme, il luogo predestinato alle sue sofferenze, affinché si veda che Egli ama e cerca spontaneamente il patire.
Già altre volte era entrato in quella città, mai però con tanta solennità da essere accompagnato trionfalmente con festosi “osanna”. Non c’è alcun mistero: Gesù va a Gerusalemme con gioia, perché è giunta l’ora in cui dovrà patire e morire; e quanto più si avvicina il tempo di compiere sulla croce la redenzione del mondo, tanto più si accende nel suo cuore l’ardore della carità.
Riflessione – Notiamo come in questo viaggio il contegno di Gesù sia maestoso ed insieme umile. Egli non giunge su un cocchio dorato, non viene vestito di porpora e con un gran seguito di schiavi, ma in abito povero e sopra un asino di poco valore, perché non cerca di essere temuto come potente, ma di essere amato come re mansueto.
Le folle adornano le strade, cantano inni di lode, portano rami d’olivo per indicare che aspettano un re pacifico. Basta osservare la modestia di questo re, per comprendere la mitezza con la quale Egli viene non per opprimere, ma per sollevare e salvare i suoi sudditi. Ammiriamo la sua carità e la sua umiltà.
Colloquio – Perché, o buon Gesù, vuoi affrettare il tempo che ti porta verso gli oltraggi, i flagelli, le spine, la croce? Non mi stupisco che i martiri abbiano abbracciato con gioia il supplizio, poiché essi soffrivano per amor tuo: ma tu, per chi vai a patire? La fede mi dice che ci vai per me, e questo non può non meravigliarmi; infatti non posso proprio capire perché tu vada incontro alle sofferenze pieno di gioia e di premura per una creatura ingrata e ribelle come me. Poiché io sono così restio a soffrire per amor tuo, sono confuso nel vedere te che sei tanto generoso nel patire per amor mio. Mentre ti vedo arrivare seduto sull’asinello, mi sembri un maestro sulla cattedra che viene ad insegnarmi l’umiltà. Tu vuoi farmi capire che, nonostante tu ci voglia tutti salvi, in pratica si salveranno soltanto gli umili. Ti benedico e ti ringrazio, o mio Gesù, perché, desideroso della mia salvezza, non ti accontenti di mostrarmi l’umiltà, ma vuoi anche suscitarla in me con l’esempio. Tu, Onnipotente Signore, che hai tanta cura di uno solo come di tutti, aiutami nella mia profonda miseria, affinché, mentre mi sforzo di essere umile, non mi capiti di insuperbirmi per qualche piccolo successo.
Pratica – Motivo d’umiltà sarà per me il non sapere se amo davvero Dio e se sono veramente umile. Talvolta mi pare di avere qualche sentimento di umiltà e di amore, ma chissà che non sia il mio amor proprio ad ingannarmi!
Lascia un commento