Passione di Gesù
8 novembre – Punto I – Gesù è compatito dalle donne di Gerusalemme
Gesù è compatito dalle donne di Gerusalemme
Punto I – Mentre Gesù va con la croce verso il Calvario, una grande folla gli viene dietro, molti per deriderlo, pochi per compatirlo. Tra questi ci sono alcune donne che piangono commosse vedendolo trattato molto peggio dei due ladroni. Ma Gesù, come se non fosse colui che patisce e che suscita la loro commiserazione, con voce ferma le invita a non piangere per Lui, ma a farlo per loro stesse.
Riflessione – Gesù bagna col suo sangue tutta la strada verso il Calvario, ma non vuole che si versino lacrime per Lui. Vedi, anima mia? Anche ora ti dà una prova di essere Dio. Infatti pare che dica: “Non piangete per me, donne, perché oggi è il giorno della mia gloria, il giorno delle mie nozze; oggi con questa croce preparo per il mondo una gioia eterna. Dovreste compiangere chi è costretto a morire, ma io, che vado alla morte di mia spontanea volontà, devo essere ammirato e ringraziato, perché presto anche risorgerò e trionferò sulla morte, distruggendo la sua stessa radice che è il peccato”.
Colloquio – Però, Gesù, queste tue intime gioie costano care alla tua umanità. La tua carità deve ardere oltre ogni immaginazione, se un fiume così impetuoso di dolore e di vergogna non riesce a spegnerla, anzi l’accende ancora di più. È vero che tu vai spontaneamente alla morte con il pieno potere di lasciare la vita e di riprenderla subito dopo; ma anche se le cose stanno così, perché non mi permetti di piangere per i tormenti che a torto devi subire? Ammiro il fuoco della tua immensa carità e, in ringraziamento, ti offro le lodi e le benedizioni che ti rivolgono tutte le creature del cielo e della terra. Ma tu concedimi di piangere sulla tua Passione e di farlo con tanto amore da provare la stessa gioia che provi tu versando per me il tuo sangue. Solo chi l’ha provato può sapere quanto siano dolci le lacrime che si versano quando si partecipa col cuore alla tua santa Passione. Ti prego, Gesù, fa’ che lo provi anch’io per sentirmi spinto ad amarti sempre di più. Se è tanto soave piangere e patire per te in questa vita, che cosa sarà mai gioire con te e di te nella tua gloria?
Pratica – Con atti di umiltà mi riterrò indegno delle consolazioni divine, ma, se piacerà al Signore darmene qualcuna, procurerò di farne buon uso aumentando la mia devozione e la mia preghiera.
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