Passione di Gesù
18 ottobre – Punto II – Pilato accondiscende alla condanna di Gesù
Pilato accondiscende alla condanna di Gesù
Punto II – Pilato cerca di liberare Gesù, ma lo fa timidamente, poiché gli manca il coraggio necessario per sostenere la verità e la giustizia. E più cresce l’audacia dei Giudei, più aumenta in lui la pochezza d’animo. Egli teme Gesù e non osa condannarlo. “Che sarà di me – pare che dica tra sé – se faccio morire il figlio di un dio?”. Ma teme ancora di più i Giudei e pensa preoccupato: “E se lo lascio libero, che cosa mi succederà quando costoro mi accuseranno davanti a Cesare?”.
Riflessione – Infelice quest’uomo che mette sulla stessa bilancia da una parte il timor di Dio e dall’altra la paura del discredito degli uomini! Egli non sa nulla degli oracoli profetici che ci avvisano di non lasciarci intimorire da nessuno, quando si tratta di essere forti per difendere i diritti di Dio. Ma visto che non vorrebbe condannare Gesù e neppure disgustare i Giudei, che cos’altro ci si può aspettare da lui se non che si lasci vincere dalla paura umana? E infatti così avviene: Pilato accondiscende al furore dei Giudei e non si oppone alla condanna di Gesù. Mi comporto forse anch’io in questo modo?
Colloquio – Mio Dio, quante volte, per non deludere gli uomini, ho detto e fatto cose che dispiacciono a te. Imitando la condotta di Pilato, non volevo né da una parte offendere la tua divina Maestà, né dall’altra andare incontro all’ostilità del mondo. E che cosa ho ottenuto? Visto che ero incerto se scegliere te o il mondo, il timore di quest’ultimo mi ha sopraffatto. Ho temuto le lingue di uomini dissoluti e per paura di essere considerato diverso dagli altri, insieme a cattive compagnie, sono stato irriverente nelle chiese, ho partecipato a mormorazioni, ad adulazioni e sono stato intemperante. Sapevo che era mio dovere comportarmi coraggiosamente da buon cristiano, senza preoccuparmi affatto di essere segnato a dito o deriso; eppure in me ha vinto il rispetto umano. Anche ora ne sono schiavo, nonostante la raccomandazione che il Vangelo mi fa di non temere neppure chi cercasse di uccidermi, ma solo te, l’unico che potrebbe, insieme con il corpo, far morire anche l’anima.
Signore mio e Dio mio, riconosco di essere stato un vile nel temere più le creature che il Creatore, ma d’ora in poi voglio aver paura solo del peccato, della tua onnipotenza e della tua giustizia. Rinvigorisci il mio spirito, affinché nulla più m’impedisca di cercare sempre e soltanto la tua gloria.
Pratica – Esaminerò me stesso per scoprire quanti peccati commetto per assecondare il parere ora di uno ora di un altro e cercherò di combattere questa mia carenza.
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