Passione di Gesù
12 ottobre – Punto – II Pilato cerca di nuovo di liberare Gesù
Pilato cerca di nuovo di liberare Gesù
Punto II – I Giudei si accorgono che in Pilato non ha fatto breccia né la citazione della loro legge, né l’imputazione di sacrilegio nei confronti di Gesù; e vedendo che, anzi, è più propenso a far assolvere l’imputato che a condannarlo, si mettono a gridare: “Se lasci libero costui, non sei amico di Cesare”. Vogliono che Pilato si arrenda per amore o per forza e, poiché a nulla sono serviti gli altri tentativi, cercano di spaventarlo minacciandolo di fargli perdere il favore di Cesare.
Riflessione – Dobbiamo tenere presente che Pilato non ha mai visto Gesù operare un miracolo, l’ha visto solo coperto di obbrobri; ha udito da Lui soltanto poche parole e tuttavia, credendo che sia una divinità, si rifiuta di condannarlo. Invece i Giudei, dopo aver assistito a tanti miracoli ed aver ascoltato la sua dottrina, s’infuriano più che mai e vogliono che sia messo a morte per le stesse ragioni per le quali dovrebbero adorarlo. Ecco avverata in costoro la profezia secondo cui sarebbero arrivati al punto di non trarre alcun vantaggio da ciò che avrebbero visto e sentito.
Colloquio – Sono forti ed incomprensibili, mio Dio, i tuoi santi giudizi, ma sempre retti. È vero che, quando l’anima arriva con la malizia ad un certo limite, tu permetti che diventi insensibile, perché ormai non fa più nulla per la sua salvezza. Ed è altrettanto vero che è la superbia il peccato per cui tu togli all’anima i tuoi doni gratuiti. Signore mio, io sono talmente superbo che ho paura di ridurmi anch’io in uno stato tale da precipitare di male in peggio, se mi verrà a mancare l’aiuto col quale sostieni i tuoi eletti. Ho tanta difficoltà ad individuare questo mio vizio; tu invece lo vedi molto bene, perciò ti supplico, per l’umiltà praticata nella tua Passione, di non guardare la mia indegnità, ma solo il mio estremo bisogno d’aiuto. Abbi pietà di me: io sono gravemente ammalato di superbia e solo tu, che sei il medico della mia anima, puoi guarirmi. Gesù, confido in te e mi metto nelle tue mani.
Pratica – Dovrò sempre aver paura che Dio mi tolga la sua grazia quando meno me lo aspetto, perché questa pena la merito proprio; e questo timore mi permetterà di umiliare la mia superbia.
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