Passione di Gesù
20 settembre – Punto I- Gesù è mostrato al popolo da Pilato
Gesù è mostrato al popolo da Pilato
Punto I – Mentre Gesù, tutto piagato ed insanguinato, è ancora coperto da quel mantello rosso, i carnefici gli legano strettamente le mani, lasciando tra di esse la canna; poi gli mettono una corda al collo come se fosse un asino e, senza smettere di tormentarlo, dal cortile lo conducono nell’atrio, per farlo vedere a Pilato in quelle condizioni. A loro non basta averlo fatto diventare lo zimbello di una masnada di soldati, ma per svergognarlo ancora di più, vogliono che compaia alla presenza del governatore e dei nobili romani che si trovano nel palazzo.
Riflessione – Pensiamo al dolore e alla vergogna di Gesù per essere trascinato via in quello stato. Al mondo non è mai successo che un malfattore fosse punito con tante pene, neppure dai tiranni o dai barbari come il nostro Salvatore che era venuto, sì, per espiare i nostri peccati, ma che era assolutamente innocente.
Nella sua Passione non c’è stato nulla di comune e di usuale, infatti la sua sofferenza e il suo disonore hanno raggiunto l’apice estremo. E come può il nostro cuore, per duro che sia, non commuoversi, se considera che ad essere così umiliato è Dio in persona?
Colloquio – Signore, permettimi di domandarti con tutto il rispetto: “Se per liberare le nostre anime dall’Inferno era necessaria proprio la sofferenza, perché non hai mandato un Angelo o un Arcangelo al tuo posto? È vero, nelle tue piaghe io leggo il tuo amore, ma non potevi ugualmente farti sostituire da qualcun altro?”.
Ora rifletti, anima mia, se ci avesse redenti un Angelo, avremmo dovuto dividere il nostro amore e darlo da una parte a Dio creatore, e dall’altra all’Angelo redentore; ma questo non era ammissibile. Colui che ci ha creati ha voluto anche redimerci, proprio perché il nostro cuore fosse completamente suo.
Se dunque tu solo, mio Dio, vuoi essere amato da me come Creatore e Redentore, quanto sono stato sfrontato nel preferire a te me stesso, la mia carne, le mie passioni e tante frivolezze! Ho sbagliato e me ne pento; d’ora innanzi consacro solo a te il mio cuore: voglio vivere per te ed amare te soltanto.
Signore mio, ho bisogno del tuo aiuto per dimostrarti la mia riconoscenza per avermi creato ed anche redento. Non abbandonare e non disprezzare l’opera delle tue mani.
Pratica – Ripeterò spesso atti di dolore e d’amore. Mi vergognerò del mio amor proprio e cercherò di supplire alle mie carenze almeno con l’umiltà, riconoscendomi misero peccatore.
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