Passione di Gesù
31 agosto – Punto III -Gesù è flagellato alla colonna
Gesù è flagellato alla colonna
Punto III – I carnefici stanno attorno a Gesù come tanti vampiri ansiosi di togliergli il sangue. Il Salvatore è nudo, e per la vergogna, la più grande che sia stata provata, il sangue non gli è salito solo alla faccia, ma si è diffuso ovunque a fior di pelle, facendo arrossire tutto il corpo. Fin dai primi colpi la sua pelle delicata si lacera e quel sangue prezioso schizza fuori bagnando sia i flagelli che la colonna e spargendosi a terra.
Riflessione – Ora si può ben dire che si è avverata la profezia che aveva paragonato il corpo di Gesù ad una borsa e il sangue, che gli scorre nelle vene, ad una preziosa moneta che deve pagare il prezzo della redenzione del mondo; e quando quella borsa, cioè la sua santa umanità, sarà squarciata dalla furia dei colpi, ne uscirà la moneta sonante del suo sangue. Ecco quant’è preziosa la mia anima che vale quanto il sangue di un Dio! Ma io, in pratica, quanto valuto quest’anima, tanto onorata dalla sapienza divina? Ogni volta che pecco la vendo al demonio in cambio di una vanità, di un piacere mondano, di un nulla; e l’ho venduta tante volte. Devo invece stimarla come merita, visto che il Verbo di Dio si è incarnato ed è contento di patire tanto, fino a dare il suo sangue per redimerla.
Colloquio – Troppo spesso, Gesù mio, dimentico che un giorno dovrò rendere conto di ogni goccia di sangue che tu hai sparso per me. Mi viene l’angoscia se penso che allora vedrò chiaramente ciò che hai fatto tu per salvarmi ed io per dannarmi, quanto tu sei stato misericordioso ed io malvagio. Ma saperlo in quel giorno non mi servirà a niente, è adesso che ho bisogno di luce per vedere la mia vanità e per custodire gelosamente la mia anima, come fosse un tesoro inestimabile. Mio buon Gesù, per ricambiarti dovrei lottare fino al sangue contro le mie debolezze. Ma anche quando versassi tutto quello che mi scorre nelle vene, ti darei comunque ben poca cosa. Voglio darti, allora, la mia anima, che non è più mia, ma tua, perché l’hai comprata a caro prezzo; ti prometto di averne cura e di non macchiarla mai più col peccato.
Pratica – Mi pentirò di aver stimato poco la mia anima soprattutto perché, così facendo, ho stimato poco anche il sangue di Gesù.
Punto I – I Giudei temono che Erode voglia liberare Gesù, quindi, più che mai ostinati, ripetono a voce alta le loro accuse. Ma vedendo che queste non servono a nulla, è facile che i capi dei sacerdoti, per inasprire il re, gli rammentino i bambini fatti morire da suo padre a causa di quell’uomo, che fin dalla nascita era chiamato re dei Giudei. Gli fanno presente poi che a causa della dottrina di quel prigioniero egli stesso era stato rimproverato da Giovanni Battista per il suo concubinato, e vi aggiungono tutte quelle maligne insinuazioni che possono esasperare un animo superbo e crudele.
Riflessione – È tutta invidia folle e cieca che si nasconde sotto le apparenze dello zelo. E Gesù continua a tacere. Egli sa che parlando guadagnerebbe la reputazione di saggio, mentre, tacendo, quella di ignorante e di sciocco. Ciò nonostante col suo silenzio dimostra di preferire quest’ultima ad un’inutile ostentazione della sua sapienza. Il mondo non può capire il valore di questa scelta, perché non sa neppure lontanamente dove siano nascosti i tesori della vera sapienza. E se nel mondo ci sono tanti stolti è perché sono senza numero coloro che parlano solo per essere considerati saggi. Qui Gesù ci fa vedere quanto sia prezioso il silenzio, mentre non apre bocca né per umiliare i suoi persecutori, né per esaltare se stesso.
Colloquio – Divino Maestro, col tuo modo di agire illumini la nostra ignoranza e guarisci la nostra superbia. Proprio tacendo hai mostrato la tua innocenza e la tua sapienza, e ti sei meritato il titolo di agnello venuto tra noi per essere sacrificato.
Gesù mio, abbi pietà della mia pochezza! Tu vedi quanto sono lontano dall’imitarti e quanto inesperto nel tacere. So farlo talvolta quando il mio silenzio può essere giudicato saggezza, ma non so tenere la bocca chiusa quando temo di essere considerato un debole. Mi rendo conto di essere molto superbo, perché chi è umile non ha mai difficoltà a tacere. Per questo mi rivolgo a te e ti prego di comunicarmi il tuo spirito di umiltà. Io oso anche sperare che mi esaudirai perché so quanto apprezzi chi è umile.
Pratica – Talvolta credo che sia proprio necessario parlare per difendermi. Se invece saprò tacere per amore di Dio, sarà Lui a disporre le cose in modo che le mie ragioni vengano capite dagli altri meglio che se avessi parlato.
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