Passione di Gesù
26 agosto – Punto II – Gesù è condannato alla flagellazione
Gesù è condannato alla flagellazione
Punto II – Pilato ha appena pronunciato l’ordine di flagellazione, che questo viene prontamente eseguito. I carnefici si fanno attorno a Gesù e lo conducono nel cortile, luogo pubblico dove si era soliti frustare gli assassini e i delinquenti più infami. Che festa fanno i Giudei per la decisione di Pilato, con la quale Gesù viene in qualche modo riconosciuto reo, visto che questa pena si infliggeva solo ai peggiori malfattori! Ma che gioia prova anche Gesù nel vedere che è venuta l’ora tanto desiderata di versare il suo sangue sotto i flagelli per la salvezza del mondo! Quegli spaventosi tormenti, che nell’Orto gli avevano causato tristezza, ora gli recano gioia, perché rivelano che è giunto il momento di pagare il prezzo della redenzione del mondo.
Riflessione – Osserva bene, anima mia, con quanta tranquillità il Salvatore si china davanti alla maestà dell’Eterno Padre, dichiarandosi disposto a soffrire un tormento così disonorevole. Vedi come si lascia condurre dove vogliono i carnefici, mansueto ed ubbidiente, senza mostrare il minimo segno di resistenza o d’impazienza. Il Figlio di Dio aveva già preso la forma di servo, facendosi uomo per sottomettersi a tutti; ora prende anche la figura del servo malvagio che merita di essere flagellato. Benedetto quel Servo umile e mansueto, che tutto sopporta per liberare chi è diventato schiavo del demonio!
Colloquio – Mio Gesù, anche se non posso penetrare nel tuo cuore per vedere la tua sete di patire per riscattarmi, io credo ugualmente che questa sia davvero ardente e te ne ringrazio con tutto l’amore possibile al mio povero cuore. Alla mia pochezza, però, supplisca la tua infinita carità. Desidero profondamente imitarti, perciò ti rivolgo questa preghiera: come tu hai accettato tanto volentieri la sentenza della flagellazione per espiare i miei peccati, così concedi anche a me, per riparare quegli stessi peccati, la grazia di accettare di buon grado i flagelli delle avversità quotidiane, con cui la tua misericordia si degnerà di colpirmi. Tutto è poco se paragonato alle pene che merito, eppure non so sopportare neanche una contrarietà senza risentirmi. Fa’, mio Dio, che i flagelli della tua mano pietosa, come la povertà, l’infermità, l’ingratitudine e il disonore, mi servano per umiliarmi e per purificarmi, e non certo per dannarmi, se li rifiuto. Tu agisci da Padre quando mi provi con la sofferenza, e io devo corrispondere con amore filiale ad ogni tua paterna correzione.
Pratica – Nelle tribolazioni posso anche essere triste e preoccupato, basta che accetti tutto con fiducia: la mia umanità soffra pure e si lamenti, ma il mio spirito sia sempre unito a Dio.
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