Passione di Gesù
12 luglio – Punto II – Gesù è accusato dai Giudei davanti a Pilato
Gesù è accusato dai Giudei davanti a Pilato
Punto II – Pilato, sapendo quanto siano subdoli i Giudei, capisce che costoro ricorrono a lui non per averlo come giudice, ma per fare di lui un esecutore del loro empio progetto. Perciò, ritenendosi offeso nella sua autorità, giustamente si oppone e domanda di che lo accusano. Ma che accuse possono mai fare? Non sapendo che cosa dire, vedendosi scoperti, rispondono con arroganza: “Se non fosse un malfattore, non te lo avremmo condotto”.
Riflessione – Quanta superbia in questa risposta! Pieni di orgoglio, pretendono che Gesù sia giudicato colpevole e degno di morte per il solo fatto che sono proprio loro a dirlo. Cercano di coprire con l’autorità la loro perfidia, volendo comparire come uomini onesti che hanno la coscienza pulita, mentre con cavilli e menzogne vogliono far passare per malfattore il Salvatore del mondo; e non si accorgono che, non avendo prove sufficienti, ottengono l’effetto opposto, quello cioè di farlo ritenere innocente e di smascherare la loro falsità.
Se Pilato, per accertarsi della verità, avesse interrogato gli indemoniati liberati da Gesù, i ciechi illuminati, i lebbrosi purificati, i morti risuscitati e tante migliaia di infermi miracolosamente guariti, avrebbe capito molto bene se Gesù era o no un malfattore. Ma Gesù benedetto, nel sentirsi accusare da tante voci, non si discolpa e tace, per insegnarci col suo silenzio ad esercitare la pazienza in tutte le contrarietà.
Colloquio – O pazienza, devi essere veramente una grande virtù, se sei così cara al Figlio di Dio, che preferisce mostrarsi mansueto e paziente piuttosto che essere considerato innocente! Ma io quanto stimo questa virtù? Vorrei vederla negli altri e non mi curo di averla in me stesso. So incoraggiare tutti ad essere pazienti, ma non so farlo con me neppure nelle cose di poca importanza. Sono pronto a riprendere l’impazienza in chiunque, ma sono io il più impaziente di tutti, e non so correggere me stesso con pari sollecitudine.
Dio paziente, aiutami ad imitarti. Dammi la forza di soffrire volentieri per amor tuo la pena che provo quando mi accorgo di avvilirmi per le maldicenze altrui. Mantenere la serenità in queste circostanze è una delle beatitudini da te predicate; per me è difficile capire questo tuo insegnamento, ma mi sforzerò di farlo, tenendo sempre presente l’esempio che ci hai dato.
Pratica – Mi esaminerò per vedere se sono tanto superbo da pretendere di essere creduto subito in tutto ciò che dico, e ripeterò a me stesso che la superbia è la madre dell’impazienza.
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