Passione di Gesù
30 aprile – Fuga degli Apostoli dopo la cattura di Gesù
Fuga degli Apostoli dopo la cattura di Gesù
Punto I – Gli Apostoli, dopo aver visto l’onnipotenza di Gesù nel gettare a terra i nemici e nel rimettere al suo posto l’orecchio staccato da Pietro, si convinsero che i Giudei non avrebbero mai potuto prevalere su di Lui. Ma quando si resero conto che il Maestro si lasciava prendere e che, anzi, addirittura si consegnava agli aguzzini, si persero d’animo e fuggirono in fretta.
Riflessione – Gli Apostoli avrebbero dovuto seguire e consolare Gesù con la loro presenza, almeno per dovere di fedeltà e d’amore, come già avevano fatto in altre occasioni. E avendo visto i suoi miracoli, avrebbero anche dovuto confidare nel suo divino potere, invece si lasciano vincere dal timore e lo abbandonano. Gesù è lasciato solo nel dolore proprio da coloro che erano stati amati e beneficati da Lui. Pietro, Giacomo e Giovanni avevano goduto con Lui sul Tabor gli splendori della sua gloria; gli altri Apostoli gli avevano tenuto compagnia nell’ultima cena, ma nessuno ora lo accompagna nella sua Passione. Tutti si comportano come se non l’avessero mai conosciuto.
È veramente mostruosa l’ingratitudine umana!
Colloquio – Ora però è meglio che pensi a me stesso. La mia mente non può ricordare, mio Dio, tutte le grazie e i benefici che continuamente mi concedi; infatti nessuno, né parente, né padre, né madre, né amico nutre per me tanto amore. La tua carità è infinita ed eterna, tuttavia troppe volte io ti ho abbandonato per rispetto umano o per la sciocca paura di dover affrontare qualche disagio.
Quando tutto mi va bene rimango volentieri insieme a te, quando invece mi chiedi di seguirti nelle difficoltà, mi mancano la pazienza e la rassegnazione; sono inoltre talmente vile da aver paura anche di quel poco impegno che occorre per mortificare una passione o per soffocare un risentimento.
Mio Dio, riconosco e mi pento di essere il più ingrato dei peccatori, e ti chiedo di rendermi forte affinché nulla mi spaventi nel seguire te. Non voglio più essere tra coloro che ti stanno vicino finché li nutri di dolcezza e di consolazione e che poi, alla prima prova, ti abbandonano. Tienimi stretto con la fede, la speranza e la carità, in modo che per nulla al mondo io ti dimostri ingratitudine o mi allontani ancora da te.
Anima mia, che hai lasciato il tuo Salvatore, torna da Lui che ti chiama e ti aspetta per colmarti di misericordia; non aver paura che Egli ti sfugga perché è legato a te con le catene del suo amore, che lo stringono con più forza di quelle dei Giudei.
Pratica – Il mio Dio è ugualmente buono sia nella notte della tribolazione che nel giorno radioso della gioia, perciò lo benedirò sempre e sarò fedele nel servirlo senza alcun rispetto umano.
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