Passione di Gesù
12 maggio
Gesù al tribunale di Anna
Punto I – Anna e Caifa si succedevano l’uno all’altro nel pontificato. Anche se in quel periodo Anna non era in carica, Gesù prima fu condotto da lui, sia perché gli sgherri continuavano a seguire Giuda, che andava a riscuotere da quel pontefice i denari promessi, sia perché i soldati, che lo avevano catturato, volevano vantarsi di aver portato a termine quell’impresa che era stata più volte tentata invano da altri. Come i cacciatori che, dopo aver preso una belva feroce, la portano in giro per farla vedere e se ne vantano, così i Giudei godono nel condurre Gesù di qua e di là per raccogliere applausi e lodi, quasi avessero liberato il paese da un cospiratore. Entrati nella grande sala dove si trova Anna, presentano a costui Gesù come fosse l’uomo più malvagio del mondo; il sommo sacerdote approva la sua cattura e si congratula con loro per essersi comportati da valorosi. Quell’uomo scaltro è seduto su di un sedile pregiato in un atteggiamento di uomo giusto e difensore della gloria di Dio, mentre Gesù sta in piedi davanti a lui, legato come se fosse colpevole di lesa maestà divina ed umana.
Riflessione – Certamente con grande stupore gli Angeli hanno ascoltato ed adorato gli incomprensibili giudizi della sapienza celeste, vedendo quel sacerdote sacrilego che fa da giudice, e Gesù, sacerdote vero ed eterno, che si assoggetta ad essere giudicato come fosse colpevole.
Io invece dovrei provare spavento nel pensare che anche a me un giorno toccherà sottopormi ad un giudizio, quello di Dio, proprio come Gesù si è sottoposto al giudizio degli uomini. In questo tribunale terreno Gesù, oltre ad esercitare l’umiltà e la pazienza, conserva nel suo intimo serenità di spirito e coraggio, perché sa di essere innocente per cui nessuno può rimproverarlo neppure di una minima colpa. Non sarà così per me, quando dovrò rendere conto di tutte le mie azioni davanti al Giudice eterno, né potrò nascondere le mie colpe e le mie cattiverie, perché la mia stessa coscienza mi accuserà convincendomi di aver peccato.
Colloquio – Mio Dio, io imploro adesso per quel giorno la tua misericordia e, per quell’amore che ti ha fatto accettare il giudizio di uomini scellerati, ti prego di giudicarmi con clemenza. Ricordati, Signore, che sei venuto in terra ed hai sofferto tanto per farmi ottenere il perdono e la vita eterna, perciò ti supplico, abbi pietà di me e non condannarmi all’Inferno. Aiutami ora a preparare la mia coscienza per l’incontro con la tua giustizia e ad arricchirmi di opere buone, le sole che potranno giovarmi nel giorno del giudizio.
Pratica – L’unica cosa che potrà giovarmi di fronte ai giudizi del mondo e di Dio sarà la testimonianza di una retta coscienza. Perciò non farò mai nulla contro la mia coscienza.
Lascia un commento