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Dinanzi alla Sacra Sindone
Alla notizia dell’ostensione della Sacra Sindone, espressi intimamente il desiderio di recarmi a Torino. Mi convinsi subito che era una “missione impossibile” per i miei impegni e, in particolare, per la distanza che separava il mio desiderio dall’obiettivo. Circa mille chilometri, quanti separano più o meno Santeramo in Colle (Bari) dal capoluogo piemontese, non si possono fare così, solo perché mosso da un mero personale desiderio, senza che si tenga responsabilmente conto di tutto quello di cui si è circondati. Alcuni giorni dopo, ritornando dal quotidiano lavoro, trovai mia moglie Giulia mentre conversava telefonicamente con un’amica. Sull’uscio di casa, la bella notizia: “la nostra Madre, Suor Maria Saveria organizza un pellegrinaggio a Torino per la Sacra Sindone. Nemmeno il tempo di estrarre la chiave di casa dalla toppa della porta che eravamo già prenotati. Partenza in pullman alle ore 17:00 da Giovinazzo (Ba) nel giorno di lunedì 26 aprile. Alle ore 10:00 circa del giorno dopo, eravamo già a Torino. Ad attendere la nostra comitiva “mista” (pellegrini pugliesi di San Giovanni Rotondo, Giovinazzo e Valenzano e pellegrini romani di San Cesareo e dintorni, saliti a bordo del nostro pullman nel cuore della notte nei pressi del casello autostradale della loro Città), una splendida giornata soleggiata. Al termine della giornata, sulla strada del ritorno, il “Sole” ha continuato ad illuminarci dentro. “Resta con noi Signore”, si prega cantando nelle nostre celebrazioni eucaristiche. Senza cantare quanto, piuttosto, facendoci cullare dalle possenti ruote del nostro possente mezzo di trasporto, eravamo lo stesso illuminati nel cuore della notte, ritornando a casa, pensando alla straordinaria e personale esperienza vissuta a “tu per tu” con quel sacro telo. Prima del “pranzo” con la Sacra Sindone – l’ora di ingresso per noi nel Duomo di Torino era fissato alle ore 13:30 – abbiamo fatto “colazione” con la celebrazione eucaristica presso la stupenda Chiesa di San Giovanni Bosco dove abbiamo pure venerato le sue sacre spoglie mortali e quelle di San Domenico Savio e di Santa Maria Mazzarello. Non è mancata la “cena” presso la Chiesa del Miracolo Eucaristico di Torino dove un sacerdote bolognese, che stava celebrando, ha coinvolto l’intera nostra comitiva al solo vedere lo stendardo con l’effigie di Padre Pio. Ma, scopo essenziale del pellegrinaggio era quel “pranzo”, pronto per noi e per una moltitudine di fedeli provenienti da tanti luoghi. All’uscita, mi pare di aver visto anche una piccola comitiva, che italiana non era, con almeno due sacerdoti ortodossi. Quando è giunto il nostro turno di ingresso, “quel “pranzo” dinanzi alla Sacra Sindone, lo abbiamo “divorato in pochi minuti per far posto agli altri, quanti sono bastati, però, per saziare la nostra anima nella sua intensa contemplazione. “Un tu per tu” straordinario, parlante, a poco più di due metri di distanza; l’intera Sacra Scrittura impressa indelebilmente su quel lino; la nitida fisionomia del Corpo e del Sangue di Gesù con i segni viventi della Sua dolorosa Passione; minuti di contemplazione intensi con il cuore di ognuno di noi che, nella intima preghiera personale, era sintonizzato con il Cuore trafitto di Gesù, per ringraziarlo; una cartolina di Amore immenso come risposta alla gravità peccaminosa di tutti e di ciascuno; in un niente come dimensione fisica del sacro telo, la lettura visiva, completa e puntale dei Vangeli; per i credenti, una tavola accuratamente imbandita come spot spirituale del Banchetto eterno, se lo meriteremo. Ovviamente, parlo per me soltanto. In tanta contemplazione, due riflessioni su tante altre hanno prevalso come arredo alla degustazione della Carità senza limiti impressa tangibilmente e che taluni cercano di minimizzare pur sapendo che tutto ciò che è evidente, non si nega. La prima riguarda la Vergine Santissima che la sera di quel venerdì santo accompagnò Gesù alla sepoltura e assistette addolorata alla deposizione di Suo Figlio nella tomba. Quante lacrime su quel Lenzuolo. Se taluni, accaniti scienziati si applicassero con obiettività senza il vano tentativo forzosamente interpretativo di occultare o mistificare l’evidenza, forse troverebbero tracce di quelle lacrime. Lei accanto a Suo Figlio per lavargli le ferite mortali con le sue lacrime, diluendo le impresse macchie di sangue. Lei, forse, ci vuole indicare quel lino per suggerire singolarmente a tutti che le sue lacrime, se diventano compassionevolmente anche le nostre, possono lavare il lino ruvido della nostra coscienza per accorciare la distanza di affetto e di gratitudine che ancora non ci fa raggiungere pienamente il cuore dell’Amore visibilmente certificato dalla Sacra Sindone. La seconda, breve riflessione riguarda il momento della gloriosa risurrezione di Gesù. Nessuno è stato presente, lo leggiamo dai Vangeli. Di lì a poco Maria Maddalena lo vedrà vivo e glorioso nel giardino, ma l’attimo “storico” della Risurrezione – che da quel momento in poi diventa offerta di Eternità per tutti – ha in Dio Padre il solo Autore e Testimone. Mi sono chiesto se la Sacra Sindone non sia il meraviglioso dono di far tutti noi “testimoni” di quell’attimo. “Stolto e duro di cuore, uomo di poca fede, ecc.” ho la sensazione spirituale che Gesù continua intimamente e giustamente a rimproverarmi . “Se non credi o credo poco al Vangelo, offro alla tua stoltezza e al tuo cuore di pietra, sento mi dica amorevolmente il Signore, la prova provata della mia Risurrezione”. Ecco perché, secondo la mia ignorante nullità, la Sacra Sindone non può essere né sarà mai scientificamente spiegata né, tantomeno, clonata. Ci vorrebbe, un nuovo Gesù, una nuova Risurrezione, un nuovo piano dell’economia della salvezza, un altro tutto, una nuova ed identica passione e morte, come se tutte queste cose, già mirabilmente accadute, vive e vere per l’immenso Amore di Dio, non fossero già bastate. Sono circa le sette di martedì 27 aprile 2010 quando il pullman raggiunge Candela (Foggia) dopo aver lasciato molte ore prima e allo stesso posto la comitiva romana. La strada del ritorno è sembrata più corta dell’andata. Tra i “reduci”, c’è chi deve salire a San Giovanni Rotondo e chi scendere nella città barese di Giovinazzo. La stanchezza si sente, ma è sovrastata dalla esplosiva gioia di aver venerato quel sacro Lenzuolo perché, ritornando alle nostre quotidiane attività, possiamo essere di più e meglio testimoni convinti della Risurrezione di Gesù. L’evidenza non si nega. Questo pellegrinaggio, allora, mi ha donato la gioia di poter raccontare questa esperienza e di essere immeritatamente diventato “testimone oculare” del ritorno alla Vita dell’Autore della Vita. Dopo Gesù, ringrazio nella preghiera la nostra Madre Suor Maria Saveria per il notevole impegno organizzativo che ha profuso per l’ottima riuscita del pellegrinaggio. Il messaggio visivo della Risurrezione irradiato della Sacra Sindone ha “trafitto” i nostri cuori. Che questo messaggio possa diventare profumo intorno a noi dell’Amore che quel Sacro Lenzuolo ha generosamente e gratuitamente dispensato ad ogni pellegrino. La mia personale esperienza, ritornando all’iniziale ed intimo desiderio espresso, quindi, è che le umane “missioni impossibili”, diventano semplici missioni comuni se davvero desiderate con il cuore. Grazie.
Franco
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