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Gli ultimi giorni di un sacerdote-medico, Don Giuseppe Lassandro
“Devo prepararmi ad aprire lo scrigno di Dio e ammirarne i tesori…”
Queste parole pronunciate da Don Giuseppe Lassandro, pochi giorni or sono, ci hanno colpito profondamente perché consapevole che sarebbe morto di lì a poco. L’incontro con Don Giuseppe, sacerdote – medico, dei Missionari del Preziosissimo Sangue, fondato da San Gaspare del Bufalo, è stato uno di quegli eventi che inevitabilmente ti cambiano. Con lui abbiamo condiviso il periodo più drammatico ma anche fecondo della sua vita. Armato di fede stupefacente ha cambiato l’aggettivo di malato terminale in malato liminale ingaggiando una lotta impari contro la morte con la serenità propria di chi è sulla soglia e volge lo sguardo sull’eternità.
Aveva abbracciato la causa della nostra “Missione Filippine” qualche mese prima che la malattia lo colpisse. Lo aveva spinto l’amore per i bambini e anche il ricordo e la venerazione per San Pio che aveva incontrato nei primi anni di seminario. Ci raccontava che in un viaggio da Roma verso il suo paese, Santeramo, in Puglia, aveva nel cuore una grande tempesta. Così decise di “salire” da Padre Pio. Si trovò tra centinaia di persone davanti alla chiesa. In cuor suo vedendo tanta gente, avrebbe voluto andar via ma la voce di un frate lo sorprese “Chi è Peppuccio? Padre Pio ha detto di entrare!”. Sbalordito entrò e andò a servire la Santa Messa alla quale seguì un incontro personale col Santo che gli disse una cosa troppo importante e di cui ci avrebbe raccontato nel tempo avvenire. Così ci disse… ma Giovedì 4 Marzo 2010 il suo tempo terreno è finito.
A noi, che abbiamo compatito quotidianamente con lui i mesi di malattia, ha insegnato come muore un vero cristiano, come muore un vero uomo di Dio. La testimonianza di Don Giuseppe “sul campo di battaglia” sicuramente è il messaggio evangelico che supera qualsiasi omelia anche di alta teologia. Il suo più grande dispiacere è stato quello di non poter più aiutare i bambini della Missione e ce lo ripeteva sempre con il tono di chi recita le litanie del Santo Rosario. Nell’ultimissimo nostro colloquio, al “grazie” che gli dicemmo per tutto l’amore e il sostegno che ci donava, rispose lentamente ma con chiarezza: “Se il vostro grazie per me può essere grande come un occhio, il mio grazie per voi è come un’ostia”.
Grazie Don Giuseppe, anzi Don Peppuccio, come lo chiamò San Pio.
Arrivederci in Cielo!
Filiberto e Maria Pia DE CARO
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