Passione di Gesù
9 marzo – Punto X – Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Punto X – Gesù si rattrista per tutti i peccati del mondo, ma soprattutto per quelli del popolo d’Israele, che è il suo e da Lui amato tanto da fargli ritenere un onore il fatto di essere, in modo del tutto speciale, il suo Dio e il suo Salvatore. Che cosa proverà mai, vedendo schierato davanti al suo spirito questo popolo che risponde con tanta ingratitudine alla sua misericordia e con tanti peccati ai suoi benefici? Lo vede mentre prepara funi e catene per catturare e crocifiggere chi è venuto dal Cielo per salvarlo. I peccati degli Ebrei erano veramente molto più gravi di quelli di tante altre nazioni, ed è per questo che arrecavano una pena maggiore al cuore di Gesù.
Riflessione – Noi cristiani, visto che possiamo considerarci ancor più degli Ebrei il popolo prediletto da Gesù, dobbiamo convincerci che sono proprio i nostri peccati quelli che lo hanno fatto soffrire di più. Infatti il peccato di un cristiano, che dichiara apertamente di vivere nella religione del vero Dio, è certamente più grave di quello di un infedele, dato che ha ricevuto una forza maggiore dalla fede e dalla grazia. Più forte si sente la spinta ad aspirare alla perfezione, più grande è la responsabilità quando si pecca. La colpa di un cristiano che offende Gesù, riconosciuto come vero Dio, è senza dubbio più grave di quella di un Giudeo che lo considera un semplice uomo. Giustamente, quindi, Gesù più che per gli Ebrei soffre per i peccatori cristiani. Ed io come mi vedo alla luce di questa verità?
Colloquio – Mio dolce Salvatore, osservando bene la mia situazione ed esaminando la mia coscienza, credo proprio che nessuno fra tutti i peccatori presenti nella tua mente nell’Orto ti abbia fatto soffrire più di me, visto che sono di gran lunga il più malizioso e il più ingrato. Infatti ti ho ripetutamente offeso nonostante gli aiuti e i doni che mi hai elargito. I peccati dei Giudei e di tanti altri infedeli non sono così gravi come i miei, perché costoro sono giustificati per la loro ignoranza, mentre io ho un’aggravante nella mia fede. Essi hanno infierito contro il tuo corpo; io, più crudele di loro, ti ho trafitto l’anima.
Mio Dio, non posso dirti altro che sono dispiaciuto e pentito della mia pessima condotta. Mi rincresce di notare in me tanta facilità ad abbattermi per ogni piccola avversità di questo mondo, mentre non riesco a provare una santa tristezza, né per rammaricarmi delle mie colpe, né per compatire le tue pene. Fammi conoscere, Gesù, quanto sia grande la tua misericordia che fa godere le tue grazie al più indegno dei peccatori.
Pratica – La mia condizione di cristiano mi dà una forte spinta a dolermi dei miei peccati. È veramente un’ingratitudine imperdonabile quella di condurre una vita peccaminosa, pur appartenendo alla Chiesa e ricevendo da Dio continui benefici.
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