Passione di Gesù
8 dicembre – Punto I – Gesù si duole di essere abbandonato
Gesù si duole di essere abbandonato
Punto I – Gesù è sulla croce da tre ore, quando all’improvviso si mette a gridare, nonostante sia troppo debole per farlo. Egli grida per dimostrare che i suoi dolori, sia dell’anima che del corpo, sono giunti al culmine e stanno per travolgerlo, e non perché si è lasciato andare ad un impulso d’insofferenza; infatti, durante tutta la Passione, non si è mai alterata la sua mansueta dolcezza. Nella Sacra Scrittura era stato predetto anche questo, cioè che il Salvatore del mondo, prima di morire, avrebbe presentato al Padre le sue tribolazioni ad alta voce. Egli non ha mai emesso un lamento durante le torture ed ora, che sta per morire, raccoglie tutte le energie per gridare e lamentarsi come una madre nelle doglie del parto.
Riflessione – Il Signore, che è nostro Padre perché ci ha creato, ora sulla croce diventa anche nostra Madre, perché, compiendo la Redenzione, ci fa nascere alla grazia e ci fa diventare suoi figli. Nella creazione la paternità gli è costata poco, ma per diventare nostra Madre nella Redenzione ha sofferto un’agonia mortale, molto più terribile delle doglie del parto. Ora, anima mia, devi considerare Gesù come tua Madre amatissima, che, come tale, non può fare a meno di amarti e di usarti misericordia. Tu, però, sei tenuta a comportarti come una figlia dei suoi dolori. Ascolta il suo grido e imprimilo in te stessa a caratteri indelebili.
Colloquio – Gesù, che sei mio Padre, mia Madre e mio tutto, alla tua tenera carità io sono debitore sia della mia anima, perché tu l’hai creata e redenta, sia della tua, perché l’hai offerta per me. Come potrò ricambiarti per un dono così immenso? Per quanto riguarda la mia anima non posso ricambiarti che restituendotela; ecco, prendila, è tua! Ma per quell’Anima che sulla croce ha subito tanti tormenti, neppure immagino che sia possibile un risarcimento adeguato. Perciò non posso far altro che offrirti la mia preghiera: “Mio caro Gesù, che hai pagato così abbondantemente il Padre per i miei debiti, se io non posso in alcun modo ricambiarti, fa’ che almeno io ti ami intensamente. Desidero sentire l’amore che è dovuto a chi per me è più di una madre e più di un padre, perché mi ha generato non alla natura ma alla grazia, non alla terra ma al cielo”.
Pratica – So che posso piacere a Dio solo se l’amo; eppure non l’amo, né sono disposto a farlo, anzi l’offendo e lo dimentico. Ripeterò continuamente atti di dolore, di umiliazione e di carità.
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