Passione di Gesù
8 agosto – Punto I – Pilato paragona Gesù a Barabba
Pilato paragona Gesù a Barabba
Punto I – Pilato vede che Gesù viene condotto da lui un’altra volta e si meraviglia molto nel constatare che quell’uomo, di cui aveva già ammirato la saggezza, è vestito e trattato come un insensato. Gli dispiace di doversi occupare ancora di quella causa per lui molto scomoda, ma allo stesso tempo è contento che neppure Erode abbia trovato alcun appiglio per poterlo condannare. Ora deve per forza dare un verdetto, perciò chiama a sé i capi della religione ebraica e dice loro con tutta sincerità che non trova in quell’uomo nessuna colpa, per cui intende lasciarlo libero, ma che, per far loro piacere, gli darà comunque un castigo che gli servirà da lezione.
Riflessione – Sia benedetta la provvidenza di Dio che si prende cura del giusto! Infatti, per difendere Gesù e dichiararlo innocente, chiama addirittura i suoi giudici, uno governatore e l’altro re, mentre gli accusatori sono solo uomini malvagi messi insieme a falsi testimoni.
Gesù tace, ma è la verità che parla per Lui e prova la sua innocenza con testimonianze infinitamente più valide di ogni accusa. I Giudei gridano per calunniarlo, ma nessuno di loro riesce a rendere autorevole e credibile la sua menzogna; se veramente Gesù fosse colpevole di lesa maestà, come vorrebbero i Giudei, Pilato non direbbe di volerlo liberare.
Colloquio – Signore mio, vorrei fermarmi un po’ per compatirti per gli oltraggi che subisci, e per lodare la tua innocenza riconosciuta; ma permettimi, prima, di riflettere a questo proposito, su me stesso. La verità, che ti ha reso giustizia nei tribunali del mondo, che farà di me, quando dovrò essere giudicato dalla tua divina maestà? Sarà solo la verità a separare gli eletti dai malvagi, e non potrà dire che anche in me non vede alcuna colpa degna della morte eterna. Tu taci, Gesù, perché sai di essere innocente; anch’io quel giorno tacerò, confuso e spaventato, ma solo perché non saprò cosa dire per difendermi. Per i miei peccati io non posso che aspettarmi di essere condannato, ma per i tuoi meriti, che sono infinitamente più numerosi e più grandi delle mie mancanze, spero fermamente di salvarmi. Eterno Padre, in riparazione delle mie colpe io ti offro il tuo amatissimo Figlio: guarda la mia miseria attraverso la sua santa umanità. Per amor suo abbi misericordia di me; solo in Lui ripongo la mia speranza di salvezza.
Pratica – Ognuno di noi si salverà solo con l’innocenza o la penitenza. Poiché io non sono innocente, devo coltivare in me la penitenza e la riparazione.
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