Passione di Gesù
6 marzo – Punto VII – Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Punto VII – La passione interiore di Gesù è stata costante dal primo fino all’ultimo momento della sua vita. Egli infatti è vissuto sempre in una continua apprensione per ciò che alla fine il suo corpo avrebbe dovuto patire. La sua tristezza, però, era mitigata da una gioia spirituale, che spesso lo aveva fatto parlare della sua morte addirittura con desiderio; nell’Orto degli ulivi questa tristezza diventa angoscia profonda.
Riflessione – Quest’angoscia causa una pena infinita all’anima di Gesù, perché non è alleviata da alcun conforto. La sua natura divina è del tutto indipendente dalla natura sensibile, per cui Egli, pur essendo immensamente beato nella sua essenza divina, tuttavia, per quanto riguarda la sua umanità, soffre profondamente, tormentato e smarrito in una confusione di oscurità, di aridità e di disgusto. La sua umanità, quindi, gioisce e soffre nello stesso tempo: la sua letizia non è affatto ostacolata dal suo patire, così come la pena non è per nulla addolcita dalla gioia.
Tutto questo avviene perché Egli stesso ha disposto così. La Sacra Scrittura dice che Dio, nella creazione del mondo, divise le acque e ne dispose una parte sopra e una parte sotto il firmamento; le prime rimangono in una quieta tranquillità, mentre le altre sono esposte continuamente alla furia dei venti. Una cosa simile è avvenuta nella storia della Redenzione: in Gesù si sono divise le acque della beatitudine divina, che stanno nella parte superiore della sua anima, dalle acque della sofferenza che inondano la parte inferiore. Non mancherebbero all’Uomo-Dio le possibilità di trovare un po’ di conforto per alleviare i suoi patimenti, ma Egli lo rifiuta e accetta soltanto ciò che può rendere ancora più penosa la sua Passione. E a quale scopo? Per far guadagnare a me il Paradiso, dove la gioia è pura e non esiste tristezza, per preservare me dall’Inferno dove tutto è dolore, per spronare proprio me ad imitarlo in questa valle di lacrime, dove c’è sempre una mescolanza di gioia e di dolore.
Colloquio – Mio buon Gesù, quanto è differente la mia vita interiore dalla tua! I miei pensieri e i miei desideri tendono solo ad evitare difficoltà e sofferenze, cercando avidamente la comodità, la sensualità e i divertimenti. Ispirami sentimenti degni di un’anima che ha il dovere di imitarti perché è stata creata per la gloria eterna. Ti ringrazio di amarmi tanto e ti offro le amarezze del tuo cuore in riparazione di tutti i peccati che ho commesso cercando la soddisfazione dei sensi.
Pratica – Mi ripropongo di imitare Gesù privandomi di qualche piacere anche lecito e sopportando pazientemente, senza lamentarmi, i disagi del mio stato.
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