6 luglio – Punto II – Impenitenza e disperazione di Giuda

Impenitenza e disperazione di Giuda

Punto II – Spaventato dalla propria coscienza e dal ricordo delle sventure minacciate da Gesù nell’ultima cena a chi lo avesse tradito, Giuda prova un terribile rimorso per la sua colpa. Si presenta ai capi dei sacerdoti e fa una pubblica confessione del suo peccato. Restituisce i trenta denari male acquistati e restituisce anche la fama al suo Maestro, dichiarandosi traditore di un innocente. Ma il suo gesto non gli giova, perché è frutto solo di un sentimento naturale; non nasce, cioè, da una convinzione di fede e di speranza, e quindi non può cancellare il suo peccato.

Riflessione – Giuda si accusa del tradimento, ma come se avesse tradito un semplice uomo onesto e non il Figlio stesso di Dio: ecco la mancanza di fede. Egli pensa ai miracoli di Gesù e ai benefici da Lui ricevuti come aggravanti della sua colpa, ma non pensa affatto alla sua misericordia, non confida in lui e non gli chiede perdono: ecco la mancanza di speranza. Ora perciò è come un nuovo Caino che non crede possibile per sé alcuna misericordia.

Colloquio – Talvolta anch’io sono combattuto da una simile tentazione, e devo riconoscere che la merito per aver continuato per anni, come Giuda, ad abusare, mio Dio, della tua misericordia. Ma tu non permetti che io mi disperi temendo il tuo castigo e giudicando la mia malizia più grande della tua bontà. Fa’ che io sia convinto che la tua misericordia è infinita ed aiutami ad implorarla con tutto il cuore. Manterrò vivo il ricordo dei miei errori per rimanere nell’umiltà, visto che più di ogni altra è questa la virtù che ci spinge a confidare in te. Aiutami, Signore, a corrispondere al dono della fede, affinché sia sempre viva in me la speranza della salvezza.

Pratica – Nell’accostarmi al sacramento della Confessione farò in modo che il mio pentimento non sia come quello di Giuda. Sono veramente convinto che le mie colpe sono offese fatte soprattutto a Dio e non solo agli uomini?