Passione di Gesù
6 gennaio – Punto IV – Congiura dei Giudei contro Gesù
Congiura dei Giudei contro Gesù
Punto IV – La ragione addotta dai sacerdoti per condannare Gesù è che, se lo si lascia vivere, tutti crederanno in Lui come liberatore e lo seguiranno, dando così ai Romani il pretesto di intervenire con le armi e di distruggere la nazione. Ma mentre tutti parlano esagerando le cose, si alza Caifa, il capo di quei politicanti il quale, dopo aver rilevato con aria di superiorità il poco valore del giudizio dei presenti, conclude che il principale motivo per far morire Gesù è questo: è utile per il bene comune. “Non si deve badare, egli dice, né alla giustizia, né alla legge; si deve fare quello che più conviene a noi”. Appena ha pronunciato queste parole, tutti si arrendono al suo parere; e con falsi pretesti di zelo si stabilisce la triste ed ormai inevitabile congiura.
Riflessione – Si deve considerare come, nel deliberare in questa causa, i Giudei mettano da parte il timor di Dio e badino soltanto a interessi e a riguardi umani. Se costoro avessero indagato la verità, avrebbero dovuto riconoscere che Gesù era il Messia da tanto atteso, ma, accecati dalle proprie passioni, lo rifiutano e cospirano contro la sua vita; e proprio per questo perdono i beni temporali ed eterni.
E non faccio anch’io lo stesso? Quando sono dominato da qualche passione, mi pare di aver sempre ragione in tutto; ogni possibilità apparentemente favorevole al mio amor proprio diventa per me una ragione convincente. Così pecco ogni volta che cerco quello che soddisfa il mio egoismo; quindi, giudicando vantaggioso per me ora un puntiglio, ora un piacere, ora un meschino interesse, veramente mi rendo responsabile della morte del Figlio di Dio. Amo troppo me stesso perché amo ancora di più le comodità e le soddisfazioni della vita terrena. È il mio amor proprio il peggiore dei miei nemici, perché m’illude, mi acceca e resta con me dovunque io vada.
Colloquio – Ma dove sono, mio Dio, il mio discernimento e la mia fede, quando ritengo che un vano piacere sia più vantaggioso per me della tua grazia e della mia salvezza eterna? A nulla può giovarmi ogni gioia terrena se offende te e danneggia la mia anima. Mi procurerebbe solo un momentaneo piacere sulla terra, ma poi mi farebbe soffrire eternamente. Dammi, mio Dio, uno spirito retto, cauto e forte, affinché io possa essere guidato da questa grande verità: devo sempre cercare e trovare il meglio solo in te, mio sommo bene, mio tutto nel tempo e nell’eternità.
Pratica – Rifletterò sulle cose verso cui provo trasporto o avversione, poiché è facile che in questo mi sbagli. Dio giudicherà le false opinioni che io, spinto dagli istinti, creo a modo mio. Devo attenermi invece a princìpi sicuri e formarmi una coscienza delicata.
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