Passione di Gesù
6 aprile – Punto V – Gesù suda sangue nell’orto del Getsemani
Gesù suda sangue nell’orto del Getsemani
Punto V – Nell’olocausto della legge antica si offriva e si bruciava la vittima tutta intera, e Dio l’accettava perché era figura di Gesù. Ora, quella figura la si deve considerare realizzata.
Gesù nell’Orto sacrifica alla Maestà divina se stesso interamente, senza alcuna riserva. Mentre patisce nel corpo grondante di sangue, patisce anche nell’anima, oppressa da un’infinita tristezza perché sente vicina la morte; soffre infine nella mente che è addolorata per l’infinita malizia dei peccati. Ogni parte del suo corpo, quindi, e ogni facoltà della sua anima soffrono una Passione molto dura che Egli offre al Padre in olocausto perfetto.
Riflessione – Quando la nostra volontà contrasta con quella divina, è allora che pecchiamo. E il peccato non può essere cancellato se non con un atto opposto della nostra stessa volontà, che si pente per l’offesa fatta a Dio. Gesù, quindi, per tutta la vita ha impegnato la sua volontà nel rammaricarsi per le nostre colpe, e lo fa anche ora nell’Orto, ma in modo del tutto speciale, con atti di dolore così intensi da fargli sudare sangue.
Tutte le sofferenze di Gesù, sia esterne che interiori, sono state gravi in maniera assoluta, e non possono in alcun modo essere paragonate alle nostre. Tra tutte le sue pene, però, dobbiamo meditare soprattutto su quelle che Gesù ha sopportato alla vista dei nostri peccati, perché siamo tenuti anche noi a patire per lo stesso motivo. Possiamo avere qualche giustificazione quando non riusciamo ad essergli vicino negli altri dolori, ma non ne abbiamo affatto se non imitiamo il Salvatore nel soffrire per i nostri peccati, perché, se vogliamo salvarci, è assolutamente necessario avere una volontà penitente che si angosci per qualunque offesa fatta a Dio.
Colloquio – Dio mio, questa è la mia volontà che offro e sacrifico a te. Essa ha peccato e, senza il tuo aiuto, non ha la forza sufficiente per pentirsi come si deve. Io la offro a te così com’è: una volontà peccatrice che desidera diventare penitente, una volontà che, dopo essere stata ribelle ed ingrata, ora desidera amarti. Non respingerla, ma degnati di accettarla, di fortificarla nei suoi buoni propositi e di confortarla con la tua misericordia. Desidero che non sia più mia, ma tutta tua, affinché ti obbedisca sempre in tutto e per tutto, senza più ribellarsi. Sono consapevole che nessun’altra offerta ti è tanto gradita, perciò ti faccio questo dono con tutto lo slancio del mio cuore.
Pratica – È lodevole la penitenza corporale, ma quella spirituale, che consiste nel dolore dei peccati, è necessaria, anzi indispensabile e deve essere perfetta. Mi dedicherò a questa penitenza per tutta la vita.
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