Passione di Gesù
31 maggio
Gesù è schernito nella casa di Caifa
Punto II – Dopo aver concluso quella riunione notturna e averne indetta un’altra per il mattino seguente, quei giudici ingiusti tornano a casa e vanno a dormire contenti per aver potuto emettere la sentenza più infame del mondo. Ma a Gesù non viene concesso neppure un momento di riposo. Egli rimane in balia dei soldati, i quali lo tengono strettamente legato perché temono che possa fuggire e, nello stesso tempo, lo maltrattano con ogni sorta di insolenze per tutta la notte, fino al sorgere del giorno. Sull’esempio dei capi, che lo hanno disprezzato in tutti i modi, fanno lo stesso, e anche peggio, i servitori: alcuni lo guardano con occhio torvo come fosse un bestemmiatore e aspettano di poterlo uccidere; altri lo trattano come un buffone, un omuncolo da nulla che serve solo a farli divertire. E tutti si chiedono come mai siano stati dati a Giuda trenta denari d’argento per un uomo che non vale assolutamente nulla.
Riflessione – Poiché hanno deciso di farlo morire, potrebbero lasciarlo in pace e risparmiargli tante beffe e tante percosse, invece quei manigoldi, peggiori dei barbari, gli si avventano addosso uno dopo l’altro, con una furia tale da far pensare che nessun altro al mondo potrebbe essere considerato più abbietto del Signore del cielo e della terra. Gesù li lascia fare e sopporta con grande mitezza tutte le loro volgarità e i loro maltrattamenti.
Colloquio – Anima mia, vedo che sei pronta ad ammirare la pazienza che Gesù ha avuto nel sopportare i Giudei che lo hanno tormentato solo per poche ore; ma quanto di più dovresti ammirare la pazienza che il Salvatore ha usato per anni verso di te?
Gesù mio, in tutta la mia vita, peccando, ho fatto peggio di quanto fecero i Giudei che ti offesero per una sola notte. Infatti ogni volta che ho commesso un peccato, io ti ho stimato inferiore ad una creatura o ad una cosa di poco conto, poiché ho riposto in essa l’attenzione e l’amore che erano dovuti a te. Purtroppo continuo ancora ad offenderti, perché non stimo in maniera adeguata la tua infinita Maestà, e merito, per questo, ogni sorta di castighi. Invece tu sei buono, Gesù, e mi sopporti pazientemente. Domando perdono alla tua misericordia, e, per l’avvenire ti prometto di stimarti e di amarti sopra ogni cosa. Ho bisogno, però, che la tua grazia mi faccia conoscere bene la tua grandezza e la tua bontà, per poterti accogliere con tutto lo slancio del mio cuore.
Pratica – Tutti i miei peccati nascono dall’amore disordinato di me stesso. Devo riflettere sull’importanza di Dio e su quella che posso avere io, e poi devo chiedermi se è giusto che mi paragoni o che addirittura mi preferisca a Lui.
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