Passione di Gesù
30 giugno – Punto II – Gesù è condotto davanti a Pilato
Gesù è condotto davanti a Pilato
Punto II – Non avendo l’autorità giuridica di emettere una sentenza, i capi dei sacerdoti conducono Gesù da Pilato, non solo perché sia messo a morte, ma anche perché la sua morte sia disonorevole. A loro non basta che venga condannato come trasgressore della legge mosaica, ma vogliono che subisca il patibolo anche come ribelle contro lo Stato e perturbatore dell’ordine pubblico, degno perciò dell’odio di tutti. Per placare il rancore e l’invidia, potrebbero ucciderlo segretamente, ma vogliono che sia la giustizia a farlo morire come pubblico malfattore, affinché il suo buon nome sia infangato da una condanna infamante.
Riflessione – Ecco fino a che punto può portare una sciagurata passione! Quei capi dell’Ebraismo avevano visto le opere di Gesù e udito i suoi meravigliosi discorsi, ma inutilmente; per questo tutto ciò che doveva servire per il loro bene si tramuta in male, fino a rendere odioso ai loro occhi il Salvatore del mondo.
Attenta, anima mia, che le grazie divine, alle quali fai resistenza, non diventino un giorno motivo di castigo. Il Salvatore è causa di rovina per tutti coloro che non approfittano della sua misericordia per salvarsi.
Ma quanto deve essere triste ed amareggiato Gesù, che vede la solerzia e le intenzioni malvagie dei nemici! Egli permette ai suoi sensi tutto il terrore che in simili casi è naturale provare, però non si scompone minimamente e mantiene calmo il suo cuore: con il suo atteggiamento modesto si comporta proprio come un agnello mansueto.
Colloquio – Gesù mio, tutti gli esempi che mi dai sono per me grazie preziosissime. Una sola di queste grazie ed uno solo di questi esempi dovrebbero essere più che sufficienti per farmi diventare santo, invece quanto lontano sono ancora dalla santità! Sono cieco in mezzo a tanta luce, sono sordo a tanti tuoi richiami e svogliato, pur essendo sostenuto da tanti aiuti.
Mio Salvatore, non desidero affatto che un giorno tu debba rimproverarmi di aver lavorato e sofferto invano, perciò concedimi la tua grazia, affinché mi metta seriamente all’opera per santificarmi, imitando le tue virtù ed eseguendo con prontezza i buoni propositi che ti degnerai d’ispirarmi.
Pratica – Metterò ogni cura nell’acquisire le virtù interiori: umiltà di cuore, carità e abbandono alla volontà divina; allora diventeranno facili per me anche le virtù esteriori quali la modestia, la mansuetudine e la pazienza.
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