Passione di Gesù
28 febbraio – Punto I – Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Punto I – Appena Gesù è entrato nell’Orto, il suo spirito si riempie subito di paura, di angoscia e di tristezza.
Prima ancora che i suoi nemici vengano a tormentarlo nel corpo, Egli prova nella sua anima una pena tanto grande che nessuno, eccetto Lui, Uomo-Dio, avrebbe potuto sopportare con tanta fortezza. Col farsi uomo, il Figlio di Dio ha voluto assoggettarsi alle debolezze della natura umana, quindi ora permette a questa sua natura di patire tutto ciò che gli uomini patiscono: paure, malinconie, turbamenti, inquietudini, angosce. Dio si è umiliato fino a sopportare nella sua anima questi dolori, per permettere al genere umano di elevarsi all’altezza del suo Creatore. Nessuno mai potrebbe descrivere in maniera rispondente questa dolorosissima Passione di Cristo.
Riflessione – Contempla, anima mia, il tuo Signore, pallido, debole, tremante ed oppresso da affanni che non gli danno tregua. Ora si getta con la faccia a terra, ora alza le braccia al cielo, ora, brancolando nel buio della notte, sospira, ansima e geme. Così inquieto, con un’oppressione nel petto che quasi gli toglie il respiro, vorrebbe dar sfogo alla sua angoscia, ma il suo cuore ne è talmente congestionato da non riuscire a liberarsene. Però, se lo osservi con attenzione, riesci ad accorgerti ugualmente del suo affanno interiore, perché ha il volto pallido e contratto e il suo corpo è tutto ripiegato su se stesso. Così si compiono le profezie riguardanti l’anima del Salvatore: essa è sconvolta, impaurita ed agitata come se fosse in balia di un mare in tempesta. Egli accetta di provare la tristezza per far meritare a noi la consolazione; prende su di sé tutto il dolore per procurarci la gioia. Ma noi, quanta compassione proviamo per il Salvatore divino così sofferente per amor nostro?
Colloquio – Salvatore dolcissimo, vedo che la tua anima gloriosa è piena d’angoscia. Hai paura tu, che poco fa incoraggiavi gli Apostoli; provi tristezza tu, che sei la beatitudine degli Angeli; tu, che hai tanto desiderato quest’ora! So che hai scelto liberamente di sottoporti a queste pene interiori, ma non è già troppo quello che prevedi di dover patire nel corpo senza opprimere in anticipo con tanti tormenti la tua anima? Gesù mio, visto che si tratta di soffrire per me, niente ti è di troppo, perché vuoi farmi capire quanto mi ami, in modo che anch’io ami te, ti sia grato e ti compatisca. Però mi è tanto difficile sentirmi unito ai tuoi dolori, perché non riesco a capirli. Gesù mio, illumina la mia mente debole, rafforza in me il desiderio di seguirti e di imitarti e soprattutto di partecipare alle tue sofferenze in tutti i misteri della Passione.
Pratica – Procurerò di non sciupare le mie sofferenze, ma di usarle per la mia salvezza; e poiché Gesù ha voluto patire nei sensi per me, anch’io mi impegnerò a mortificare i miei per amor suo.
29 febbraio
(anno bisestile)
Si ripete la meditazione del giorno precedente.
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