26 giugno -Penitenza di san Pietro dopo il peccato

Penitenza di san Pietro dopo il peccato

Punto IV – La penitenza di san Pietro fu pronta, senza indugi o dilazioni. Egli, quando fu chiamato dalla voce di Gesù all’apostolato, subito lasciò tutto ed ubbidì; così ora, nel momento in cui Gesù col suo sguardo lo chiama alla conversione, vi corrisponde immediatamente, senza neppure un attimo d’indecisione.

Riflessione – È così che si deve fare; infatti non ci è permesso di rimanere in peccato mortale neppure per un istante, non solo per non insistere nell’offesa a Dio, ma anche perché più si rimane nel peccato, più cresce la difficoltà a liberarsene.

Grande è la misericordia di Dio nel sollevare il peccatore con la sua grazia; altrettanto grande è il disprezzo del peccatore verso la divina bontà quando non corrisponde subito ai suoi inviti. Il rimandare a domani il pentimento è sempre un pericolo grave per l’anima, perché può sopraggiungere un tempo in cui essa desideri la luce, e Dio la lasci avvolta nelle sue tenebre.

Colloquio – Tanto lodevole e degna di essere imitata è la prontezza di san Pietro nel ravvedersi, altrettanto è riprovevole la compiaciuta cecità della mia vita passata. Mio Dio, io mi pento di tutto quel tempo in cui sono vissuto nel peccato, sordo ai tuoi inviti, ribelle ed ingrato alla tua luce, e ringrazio la tua clemenza che non mi ha punito come meritavo. Ma anche adesso continuo ad essere restio al richiamo della tua grazia perseverando nel male della superbia, dell’impazienza, dell’accidia e in tanti altri. La tua minaccia fatta agli impenitenti: “Vi chiamai e vi diedi la mano per aiutarvi, voi non voleste: ora vi abbandonerò”, la sento come rivolta a me personalmente. Gesù, guardami ancora una volta col tuo sguardo penetrante ed io non potrò resistere, ma mi deciderò a non abbandonarti più.

Pratica – Non devo aspettare che la grazia faccia in me tutto quello che occorre alla mia conversione, ma debbo collaborare facendo violenza alle mie cattive inclinazioni.