Passione di Gesù
25 gennaio – Punto III – Gesù lava i piedi agli Apostoli
Gesù lava i piedi agli Apostoli
Punto III – Gesù viene ad inginocchiarsi davanti a Pietro. Questi, nel vedere prostrato ai suoi piedi Colui che poco prima aveva riconosciuto come Figlio di Dio, rimane confuso. Rinnova la fede, riconosce la propria bassezza e, come fuori di sé, prorompe in queste parole: “Tu, o Signore, vuoi lavare i piedi a me? Il Dio della maestà e della gloria lavare i piedi ad una umilissima creatura? Il Dio della santità, ad un misero peccatore come sono io?”.
Riflessione – Non si può dire quanto l’umiltà piena di fervore sia cara al Figlio di Dio, che guarda con amore gli umili e con sdegno i superbi. Ma se questa virtù non si unisce all’obbedienza, è poco lodevole; per questo il Salvatore lo esorta a lasciarsi lavare i piedi, dicendogli che se ora non capisce il mistero, lo capirà molto presto. Vorrebbe spiegargli che cesserà di meravigliarsi che l’Unigenito dell’Eterno Padre lavi i piedi dei peccatori con l’acqua, quando lo vedrà, di lì a poco, lavare le loro anime col proprio sangue. Ciò nonostante Pietro che ancora non conosce il mistero della Passione, turbato nel vedere la Divinità così umiliata, persiste nella sua ritrosia e non vuol cedere a nessun patto; e protesta che lui, misera creatura, non si lascerà mai lavare i piedi dal suo Creatore.
È utile ed istruttivo per me l’esempio di umiltà che ci ha dato san Pietro. Sono convinto di quanto sia importante e doveroso per tutti essere umili, ma io come posso diventarlo, se in questa virtù sono tanto ignorante da non saper neppure in che cosa consista?
Sia perciò benedetto il santo Apostolo che in poche parole mi spiega la scienza e la pratica della vera umiltà. Basta comprendere bene queste due espressioni: “Chi sei tu, o mio Dio, e chi sono io?”.
Colloquio – Dio mio, solo tu puoi illuminarmi: fa’ che io capisca più profondamente che sei il mio Creatore e il sommo Bene, perché da questa conoscenza dipende la mia salvezza.
Gesù umile e glorioso, aiutami anche a guardare dentro di me, per riconoscere il mio nulla, la mia cattiveria, e soprattutto per rendermi conto di tutti i doni che la tua bontà mi ha elargito.
Pratica – Si riconosce l’umiltà solo mettendola alla prova. E la prova più sicura è l’ubbidienza e la docilità. Ubbidirò perciò ai miei superiori; sarò docile con chi ha le mie stesse responsabilità e soprattutto con coloro che si trovano nella condizione di dovermi ubbidire.
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