Passione di Gesù
25 dicembre – Punto II – Gesù è deposto dalla croce
Gesù è deposto dalla croce
Punto II – La Santissima Vergine e Madre teme che arrivino altri soldati, mandati dai capi dei Giudei con l’incarico di togliere dalla croce suo Figlio, e che lo facciano senza alcun rispetto. Perciò prega Giuseppe d’Arimatea di chiedere il permesso di deporlo e di seppellirlo con la dovuta pietà. Quest’uomo nobile, ricco e timorato di Dio, va in fretta alla corte del governatore a chiedere, con generosa sicurezza, il corpo crocifisso di Gesù, senza badare al pericolo di esporsi all’odio e alle persecuzioni dei prepotenti. Non vuole che la sua richiesta suoni come un rimprovero a Pilato, perciò non chiede il corpo dell’Uomo-Dio, alla morte del quale si è oscurato il cielo, ha tremato la terra e si sono spaccate le pietre, ma con molta modestia domanda soltanto il permesso di seppellire l’uomo di Nazareth. Ottenuta questa concessione, che per lui è un grande dono, ritorna al Calvario.
Riflessione – Anima mia, prima che venga deposto dalla croce, guarda ancora il tuo Gesù. Contemplalo sospeso in aria nudo, lacerato dai flagelli, con le mani e i piedi trapassati dai chiodi, con il petto squarciato da una lancia e tutto rigato del sangue uscito dalle piaghe. Questo è veramente il sangue sacro di Dio versato per te, per la remissione dei tuoi peccati. Pensa che non sei stata riscattata con monete d’oro o d’argento, ma col preziosissimo sangue di un Uomo-Dio.
Colloquio – Mio Salvatore, unigenito Figlio di Dio, ti ringrazio perché hai avuto misericordia dei peccati di questa miserabile creatura. Ti sarebbe bastata un’unica stilla di sangue per redimere non solamente la mia anima, ma quelle di tutto il mondo, anzi, di mille mondi. Perché allora versarlo tutto, fino all’ultima goccia che restava nel tuo cuore? Sì, Gesù, lo so: l’hai fatto unicamente per dimostrarmi quanto mi ami. Se io volessi ricambiare questo tuo amore divino, anche dando tutto il mio sangue, non potrei farlo in maniera adeguata perché il mio è sangue umano, mentre il tuo è di un valore infinito. Ma tu non mi chiedi in cambio la mia carne, bensì la mia volontà; e a questa chiedi soltanto che si sforzi di imitarti nelle tue sante virtù. Gesù, quanto sei buono! Anche nel mio dovere di riconoscenza mi chiedi di fare ciò che è utile per me e non per te. Perciò voglio imitarti nell’umiltà, nella pazienza, nell’ubbidienza e in tutto quello che più desideri. Ma tu sai che la mia natura è tanto debole: rendila forte e coraggiosa sostenendola con la tua grazia che è onnipotente.
Pratica – La prima virtù che Giuseppe d’Arimatea ha praticato imitando Gesù è stata la fortezza contro il rispetto umano, perché nel servire Dio non ha temuto nessun giudizio e nessun pericolo di questo mondo. Anch’io dovrò munirmi di questa virtù di cui ho tanto bisogno.
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