Passione di Gesù
18 febbraio – Punto VI – Malvagità di Giuda nel tradire Gesù
Malvagità di Giuda nel tradire Gesù
Punto VI – Giuda vede che ai principi dei sacerdoti piace la sua proposta di mediazione per la cattura di Gesù; e siccome la causa principale del suo tradimento è l’avidità di denaro, si mette a contrattare sul prezzo della vita del divino Maestro: “Che mi darete, egli chiede, se io ve lo consegnerò?”. Si rimette alla loro disponibilità, come se si trattasse di vendere un oggetto qualunque. È una grande umiliazione per il Figlio di Dio, Salvatore e Creatore del mondo, l’essere valutato in denaro dai suoi nemici, che provano per Lui solo rancore e disprezzo. I sacerdoti promettono a Giuda di ricompensarlo con trenta monete d’argento, vale a dire il prezzo di uno schiavo. E Giuda accetta subito, perché ritiene di aver fatto un buon affare, anzi, fa capire che si sarebbe accontentato anche di meno. Stabilito questo accordo pensa subito al modo più opportuno per soddisfare l’impegno che ha preso.
Riflessione – Più di trecento denari Giuda aveva stimato il balsamo con cui la Maddalena aveva unto i piedi di Gesù, e ora valuta meno di trenta denari il Figlio stesso di Dio. Che mercante cieco e sprovveduto! Se avesse fatto la stessa proposta alla Maddalena e alla beata Vergine: “Che mi dareste se vi vendessi Gesù?”, esse lo avrebbero valutato più del mondo intero, perché conoscevano perfettamente il suo infinito valore. E tu, anima mia, quanto valuti il tuo Dio? Provi orrore per Giuda che l’ha tradito per così poco e non lo provi per te stessa quando pecchi e rinnovi quel tradimento!
Tutte le volte in cui ho compiuto un peccato mortale, ho tradito il Figlio di Dio e l’ho stimato meno di quanto abbia fatto Giuda, perché ho preferito a Lui una misera soddisfazione.
Anch’io sono un mercante infelice, senza giudizio e senza fede.
Colloquio – Tu, mio Dio, hai visto tutti i tradimenti con cui ho disonorato la tua infinita Maestà, considerandola meno di un gretto interesse, di un moto d’ira e di superbia o di un piacere sensuale, e avresti potuto benissimo farmi sprofondare come un perfido traditore.
Gesù, mi vergogno delle mie colpe, tanto che non oso neppure alzare gli occhi a te. Purtroppo non posso annullare il male che ti ho fatto, posso solo offrirti il mio pentimento e il proposito di stimarti e di amarti sopra ogni cosa. Sconfiggi la mia ignoranza e la mia debolezza e annienta la mia cattiveria.
È per la tua grande carità che nell’opera della redenzione hai voluto essere stimato tanto poco, così nessuno avrebbe potuto dire di non poterti comprare perché costavi troppo. Gesù mio, se per comprarti in maniera degna basta amarti, ecco, io ti amo, ma tu aumenta il mio amore.
Pratica – Esaminerò me stesso per vedere se veramente amo Dio sopra ogni cosa, considerando la sua grazia più preziosa di tutto. Vedo forse in me qualche passione che potrebbe soffocare il mio amore per Lui?
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