Passione di Gesù
17 luglio – Punto III – Gesù davanti al tribunale di Pilato
Gesù davanti al tribunale di Pilato
Punto III – Gesù, prima di parlargli del suo Regno, fornisce a Pilato una prova della sua Divinità, dimostrando di essere a conoscenza del motivo per cui i Giudei gli hanno suggerito quella particolare domanda, cioè la loro ipocrisia e la loro malignità. Stia bene attento, perciò, a come condurrà il processo. Pilato crede all’innocenza di Gesù e, quasi volesse scusarsi con lui, dice: “È tutto vero ciò che mi dici: non sono io ad accusarti, perché non sono giudeo e non so nulla di quanto ti riguarda. Sono quelli della tua nazione che ti hanno condotto qui, perché ti vogliono morto. Ma dimmi, che cosa hai fatto? Se non sei tu che accusi te stesso, io non ho niente contro di te”.
Riflessione – Queste cose sembrano di poco conto, invece san Giovanni è stato molto saggio nel riportarle nel suo Vangelo, perché ha dimostrato una volta di più che il Salvatore era innocente e che la sentenza di morte chiesta dai Giudei era ingiusta e crudele.
Ma pensiamo ora a quante cose si sarebbero potute dire in risposta alla domanda di Pilato: “Che cosa hai fatto?” Gesù ha creato il cielo e la terra e ne ha fatto ciò che ha voluto ed ha compiuto tanti miracoli per liberare il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto. Inoltre che cosa non ha fatto, e ancor oggi non continua a fare con la sua Passione per la salvezza di tutto il mondo? Ciò nonostante passa per l’ultimo dei malfattori. E in verità lo è proprio, se consideriamo tutti i peccati che ha voluto addossarsi e per i quali desidera essere giudicato con tanta infamia.
Colloquio – Gesù mio, sei peccatore solo in apparenza perché i peccati li ho commessi io, non tu. Quando ti vedo interrogato dal giudice su che cosa hai fatto, come se tu fossi veramente colpevole, io penso a me stesso e tremo, sapendo che un giorno la stessa domanda verrà fatta anche a me. “Che cosa hai fatto?”, verrà chiesto alla mia anima quando sarà uscita dal corpo. E che cosa sarà di me, visto che non potrò in alcun modo né coprire né giustificare le mie innumerevoli colpe? Mio Dio, l’unico rifugio per me sarà la tua misericordia, perciò adesso, per allora, umilmente la imploro.
Pratica – Immaginerò che la morte e il giudizio siano imminenti e mi preparerò con sinceri atti di dolore, come se veramente non mi fosse concesso altro tempo.
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