Passione di Gesù
15 giugno – Gesù è negato da san Pietro
Gesù è negato da san Pietro
Punto III – Nessuno poteva pensare che Pietro avrebbe rinnegato Gesù, proprio lui che poco prima aveva riconosciuto la divinità del Maestro e aveva dichiarato di essere disposto a morire piuttosto che offenderlo. È incredibile che colui che era stato preferito agli altri Apostoli e costituito capo e sostegno della Chiesa, ora sia precipitato, di caduta in caduta, fino a toccare il fondo dell’empietà, meritando di essere rinnegato dal Salvatore davanti al Padre Celeste.
Riflessione – Quanto è accaduto a Pietro deve farci riflettere. Per aver professato la fede in Gesù, entreranno in cielo con la corona del martirio anche i fanciulli; Pietro invece, che ha le chiavi del Regno celeste, se ne esclude da solo. Non è possibile non considerare mortale il suo peccato, anche se non si può capire come abbia potuto il principe degli Apostoli commettere una colpa così grave; e pare che non l’abbiano capito neppure gli stessi Evangelisti che hanno narrato la vicenda; eppure il fatto è vero quanto lo stesso Vangelo.
Che cosa dobbiamo imparare da tutto questo? A diffidare della nostra natura estremamente debole, che non riesce a far nulla di buono se Dio, anche solo per un istante, ci rifiutasse l’aiuto della sua grazia. Ciò che è accaduto a Pietro può succedere in qualsiasi momento a chiunque, anche se ha toccato l’apice della santità e della perfezione. E molto più facilmente può accadere a me, che non sono né santo né perfetto.
Colloquio – Mio Dio, senza la tua grazia sono come Pietro quando ha negato e giurato di non conoscere affatto il Salvatore del mondo. Egli aveva acquistato molte virtù alla scuola del divino Maestro, ma queste non sono state in grado di sostenerlo nel momento in cui gli è venuta a mancare quella forza potente che viene dall’alto.
E io che sono un essere meschino, sprovvisto di ogni virtù, che cosa posso sperare di ottenere da me stesso, quando vedo che anche Pietro è caduto? Signore, abbi pietà di me e vieni in mio aiuto, altrimenti non c’è peccato che io non potrei commettere.
Pratica – Diffiderò sempre di me stesso, perché posso compiere un peccato mortale quando meno me l’aspetto, e implorerò per i meriti di Gesù, l’aiuto divino, il solo che mi può custodire.
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