Passione di Gesù
11 agosto – Punto IV – Pilato paragona Gesù a Barabba
Pilato paragona Gesù a Barabba
Punto IV – Pilato è ancora convinto che Gesù meriti di essere liberato, perciò, visto che non viene ascoltato il suo verdetto d’innocenza, si adatta a riconoscerlo colpevole, purché con questo espediente abbia salva la vita. Dovremmo riconoscere che ha agito bene; invece no, ha fatto molto male. Se riconosce che Gesù è innocente, perché non si avvale della sua autorità per liberarlo? Perché non si oppone al furore dei Giudei per difendere la verità e la giustizia? Certo, non lo condanna, ma neanche lo assolve, anzi deliberatamente lo espone al rischio di essere scelto per il patibolo. Pilato non compie il dovere che è proprio della sua carica per rispetto umano, non vuole, cioè, guastare i suoi rapporti con i Giudei. Fa vedere, infatti, che gli è del tutto indifferente che l’innocenza non venga riconosciuta, purché sia chiaro che non è colpa sua, ma dell’invidia e della malizia di altri.
Riflessione – Ecco un’immagine di ciò che avviene normalmente nel mondo e in modo particolare in me stesso. Il mio amor proprio, infatti, è molto astuto nel mascherare la menzogna con la parvenza della carità, nel coprire gli istinti con allettanti compromessi con la coscienza e nello sminuire le cattive azioni con la scusa delle buone intenzioni.
Il mio cuore è un abisso profondo, ma Dio vede tutti i suoi nascondigli e conosce le strade che lo portano a soddisfare le passioni, proprio nel momento in cui sembra fare tutto per la gloria dell’Altissimo. Anche il rispetto umano mi domina, perché acconsento di offendere Dio pur di non dispiacere agli uomini: ciò che Pilato ha fatto una volta sola, io lo faccio molto spesso. Infine, pur riconoscendo che la bontà divina è degna di amore e di rispetto, non so oppormi ai cattivi per impedire che la sua legge santa venga trasgredita.
Colloquio – Dio mio, è così che ti amo con tutta l’anima, con tutto il cuore, con tutte le forze e tutta la mente? Riconosco, e me ne dispiace, di essere tiepido ed incostante nell’amarti, nonostante tutti gli aiuti che la tua misericordia mi concede.
Guarda la mia miseria e degnati di moltiplicare la tua grazia affinché aumenti in me la forza per amarti con slancio, fedeltà e perseveranza. Voglio provare orrore per la mia ambiguità che mi rende ipocrita, quando pretendo di servire te ed insieme di accontentare la mentalità del mondo.
Pratica – Chi ha paura di dispiacere al mondo non può mantenersi a lungo senza offendere Dio. Perciò devo distinguere bene in quali cose temo di dispiacere al mondo per non correre il pericolo di non essere gradito a Dio.
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