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100° compleanno del Padre Fondatore – Discorso di ringraziamento della Superiora Generale, Madre Maria Saveria Palmisano, AJC .
DISCORSO DI RINGRAZIAMENTO
Della Superiora Generale, Madre Maria Saveria Palmisano, AJC .
Eccellenza reverendissima, anche a nome dei Superiori generali degli altri nostri Istituti, P. Jean Claude Nzembele qui presente, Halina Lazarek, in Polonia, Don Fabrizio M. Zambuto e Don Giuseppe Giammusso, impediti di essere qui a causa del Covid, ringrazio per la sua presenza in mezzo a noi a presiedere questa Celebrazione, vero ringraziamento al Padre del Figlio nello Spirito Santo, nel giorno del 100° compleanno del nostro Padre fondatore, don Domenico Labellarte. Desidero, nello stesso tempo, ringraziare quanti, partecipando a questa Celebrazione, ci hanno onorato, esprimendo l’affetto e la stima nei confronti del nostro Padre: le Autorità civili nella persona del Sindaco di Valenzano, Dott. Giampaolo Romanazzi e di San Giovanni Rotondo, Prof. Michele Crisetti, Il Padre Guardiano, P. Carlo Laborde, il Padre Rettore, P. Francesco Di Leo e tutti i Padri della Fraternità Cappuccina, i medici e operatori sanitari qui presenti, alcuni rappresentanti del “Gruppo di Preghiera di Padre Pio” di Valenzano e di San Giovanni Rotondo, tutti i presenti e coloro che partecipano dalle loro case tramite “Padre Pio TV”. In modo speciale vorrei ringraziare alcuni Vescovi e il Rettore dell’Almo Collegio Capranica che insieme agli auguri trasmessi hanno assicurato la loro vicinanza nella preghiera.
Sono certa che a ringraziare e festeggiare ci sono anche i suoi cari defunti in particolare i genitori, Lucia e Giuseppe Labellarte, i familiari, e tanti figli e figlie spirituali, amici, e tra questi, ultimo a passare all’altra riva, P. Marciano Morra, suo confessore.
Il ringraziamento si eleva, oggi, anche dalla Grotta di Betlemme dove è stata celebrata la S. Messa, dal Santuario della Madonna Nera di Cezstochowa, dalle Filippine, dal Centroafrica, dalla Cappella di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa di Parigi e nei Paesi dove sono presenti i nostri membri, associati e simpatizzanti.
Penso di interpretare i sentimenti di molti membri della nostra grande famiglia spirituale, l’Opera al servizio della Divina Misericordia, e soprattutto del nostro Padre fondatore riconoscendo insieme a lui che “tutto ha fatto Dio” e San Pio è stato lo 2 strumento scelto dal Signore, non solo perché gli manifestasse il progetto divino, ma perché lo accompagnasse quale guida sicura nella sua missione. Questo è il motivo del nostro essere qui intorno all’altare: dar Gloria a Dio e dirgli grazie perché eterna è la sua misericordia, quella misericordia che il padre don Domenico ha voluto onorare, annunciare, servire anche denominando “della Divina Misericordia” due Istituti Secolari Ancelle e Servi, e due Associazioni, nonché tutta la grande famiglia che ne condivide la spiritualità:” …al servizio della Divina Misericordia”.
Eterna è la Sua Misericordia perché ha guardato la piccolezza, la povertà della sua creatura. Padre Pio ha valorizzato uno “straccio”, ripeteva don Domenico, pensando al suo primo incontro con il Santo Frate. Infatti, sin da quell’incontro del 2 febbraio 1943, dopo aver servito la S. Messa, in confessione Padre Pio lo aveva rassicurato: “Sarai sacerdote, sarai missionario” aggiungendo: “Come l’aratro è fatto per arare e l’uccello per volare, così tutta la tua vita dovrà essere spesa per Dio e per il Cielo!”. È stato un incontro che ha cambiato e dato senso pieno alla sua vita. Una vita che ha voluto mettere totalmente e fiduciosamente nelle mani di Dio mediante la persona del Padre spirituale. Una volta sperimentata che la sua fiducia era posta su solidissime basi disse tra sé: “Ora che ti ho trovato, chi ti lascia più!”. Ed è stata una fedeltà reciproca.
Quante volte Padre Domenico ci ripeteva quell’assicurazione paterna, propria dell’“alter Christus” qual era San Pio: “Chi entra in questo cuore non scappa più!” E Padre Pio prendeva davvero a cuore: “il cuore e le coratelle”. Noi siamo testimoni di una vita, quella di Don Domenico, che è stata abbracciata da Padre Pio e insieme a lui anche noi “coratelle”. E quando, nel febbraio 1967, sentendo forte il peso soprattutto della fondazione da portare avanti tra tante sofferenze, trovandosi negli Stati Uniti per seguire la formazione delle Ancelle che si trovavano in servizio in una parrocchia del Bronx-New York e per completare la raccolta di fondi per il restauro della Chiesa Parrocchiale di Valenzano di cui era Parroco-Arciprete, pensò di non far più ritorno in Italia. Non erano passate neppure due settimane che Padre Pio lo mandò a chiamare. E, al suo obbediente e pronto rientro in Italia, presentandosi da Padre Pio, questi gli disse per ben due volte: “che cosa ti ho fatto di male?” “Ma no, Padre, lei non mi ha fatto niente di male!” e Padre Pio: “Ti è mai mancato il mio aiuto?”.
Questo aiuto non è mai venuto meno fino a questa veneranda età, né a lui né a tutti noi. Padre Pio ha reso visibile la fedeltà di Dio che non ci abbandona mai. Don Domenico che si era presentato da Padre Pio come uno sconfitto con una salute cagionevole e senza speranza di realizzare la sua vocazione, si è svelato poi, forte, audace, tenace, instancabile nella sua missione. San Pio aveva saputo tirar fuori con la sua saggia paterna attenzione, che incoraggia e muove, quel carisma che doveva mettere al servizio di Dio nella Chiesa, arrivando perfino a preconizzargli che sarebbe vissuto molto, molto più a lungo di lui. Grazie alle sue capacità naturali, all’ordine imparato nel Seminario e tra i Gesuiti fin dal liceo, ha saputo tener testa alla responsabilità della Parrocchia, curando tutti gli àmbiti formativi e caritativi, come un padre a cui nulla sfugge, e, fuori, all’apostolato della formazione cristiana, tenendo alta la Parola di Dio, soprattutto con le missioni popolari, gli esercizi spirituali, i ritiri al clero, ai laici e ai consacrati in San Giovanni Rotondo, in varie parti d’Italia, dal nord al sud, e all’estero. Luoghi e occasioni per far conoscere anche e diffondere la spiritualità di San Pio. Tutto questo in noi suscita stupore, riconoscenza e anche domanda: Cosa sarebbe stato, Padre Domenico, senza Padre Pio?
Il legame spirituale con Padre Pio si è così saldato che ha preso corpo in due istituzioni: le Apostole e gli Apostoli di Gesù Crocifisso. Il nostro essere qui, oggi, è per cantare al Signore la nostra gioia e gratitudine sebbene questo tempo di pandemia ci costringa a rinunciare a festeggiare come avremmo desiderato tutti, standogli intorno con la presenza fisica. All’intercessione della Madonna delle Grazie e di San Pio desideriamo affidare la nostra missione, affinché, fedeli al nostro carisma, teniamo alta la Parola di Vita e rendiamo visibile la Misericordia di Dio, nelle scelte e nelle attività finalizzate particolarmente a quelle delle “periferie esistenziali”, là dove la canna incrinata soffre minaccia di essere spezzata, là dove il lucignolo fumigante rischia di essere spento (Cf Is 42,3). È uno dei passi che il Padre aveva tanto a cuore, quello di Isaia 42. All’unico Signore, Trinità Santa, il sommo onore e la gloria. Amen!
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