Passione di Gesù
10 marzo – Punto XI – Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Tristezza di Gesù nell’orto del Getsemani
Punto XI – L’anima di Gesù è un divino santuario nel quale, però, non ci è possibile entrare con facilità; così, quando non riusciamo a capire come mai la sua anima abbia potuto soffrire pur essendo intimamente unita a Dio, non sbagliamo nel pensare che la Divinità di Gesù abbia compiuto dei miracoli, sia per permettere alla sua umanità di patire, sia per aumentare di ora in ora le sue sofferenze.
Riflessione – È un miracolo che Gesù si mantenga in vita fra tanti dolori mortali, ed è ancora un miracolo che il suo spirito rimanga beato nella gloria e insieme sia provato da tante sofferenze. L’anima di Gesù, essendo intimamente unita a Dio, vede molto più chiaramente di noi tutto ciò che può affliggerla e quindi, conoscendo di più, soffre anche di più. E quando la sua umanità sta per soccombere sotto il peso del dolore, interviene la sua Divinità a comunicargli una forza più grande per sopportarne altri ancora maggiori. Noi, nelle nostre pene, troviamo sempre conforto nell’affidarci a Dio e sappiamo che i martiri gioivano nei loro tormenti, perché la grazia li avvolgeva di celeste tenerezza e li rendeva forti nella sopportazione. Nella Passione, invece, la Divinità non concede a Gesù neppure una stilla di gioia per addolcire le amarezze della sua anima, anzi le accresce. E perché Gesù interviene come Dio per rendere più dolorosa la sua Passione, scegliendo un dolore totale, non mitigato da alcun sollievo? Egli patisce per riparare il peccato, perciò, essendo questo il vero male per eccellenza, per il suo riscatto deve subire una pena proporzionata, cioè il dolore per eccellenza. Ed è per questo che la sofferenza del Salvatore, sia dei sensi che della mente, viene paragonata a quella dell’Inferno, che è intensa e non ammette alcun sollievo.
Colloquio – Mio Dio, so che il peccato è un male immenso, eppure io l’ho commesso tante volte come fosse una cosa da nulla. Anche per un solo peccato mortale io dovrei disperarmi, perché da solo non potrei mai ripararlo. Invece non devo abbattermi, ma ringraziare la tua divina bontà, o Padre, che ha stabilito che fosse tuo Figlio fatto uomo a pagare per me; solo in Lui io debbo sperare e confidare. Gesù, che nella tua santa Passione sei stato straziato dal dolore, copri con il velo della tua misericordia le mie miserie ed i miei peccati; questi sono innumerevoli, lo riconosco, ma la tua misericordia è infinita.
Pratica – Mi ripropongo fermamente di sopportare ogni male della vita, piuttosto che commettere un solo peccato mortale che è il male per eccellenza.
Lascia un commento