Passione di Gesù
10 febbraio – Punto III – Zelo di Gesù per la conversione di Giuda
Zelo di Gesù per la conversione di Giuda
Punto III – Pieno d’amore per l’anima di Giuda, Gesù cerca ancora un modo per poterla redimere, rivelando così, alla presenza degli Apostoli, di sapere chi è il traditore e che questi è addirittura uno dei Dodici.
Riflessione – Gesù, prevedendo il tradimento e scorgendo nel cuore del traditore i pensieri più nascosti, dimostra chiaramente di essere Dio. E Giuda non dovrebbe ravvedersi almeno ora che capisce di aver a che fare con un Dio, al quale è già nota la sua profonda malvagità? Tutti ci aspetteremmo di vederlo sconfitto dalla luce della divina bontà, che conosce il tradimento e lo permette e che, senza rimproverarlo né smascherarlo, lo richiama con tanta dolcezza. Invece, mentre Dio stesso gli parla, Giuda non sente ragioni e rimane fermo nella decisione di tradirlo.
Nell’udire le parole del Salvatore: “Uno di voi mi tradirà”, gli altri Apostoli diventano tristi, si agitano e si guardano con stupore gli uni gli altri; ognuno comincia, pallido e smarrito, ad esaminare se stesso, ritenendosi capace, per la propria fragilità umana, di commettere ogni sorta di peccato. Ma mentre gli innocenti tremano impauriti ed oppressi da un’ansia profonda, Giuda, che è il colpevole, non si turba affatto e, con sfrontata alterigia, si ostina nella sua colpa.
Voglio far tesoro dell’insegnamento che mi viene da questa situazione. I santi del Paradiso, quando erano su questa terra, hanno sempre temuto di dannarsi e proprio per questo si sono salvati. Il timore li aveva resi attenti nello schivare i pericoli e attivi nel procurarsi la salvezza. I dannati dell’Inferno, invece, sono vissuti come se fossero stati sicuri di salvarsi; e si sono perduti proprio perché la loro presuntuosa sicurezza li aveva fatti vivere con leggerezza ed imprudenza. Il timore è proprio degli eletti, la presunzione dei malvagi. Ed io a quale di queste due categorie appartengo?
Colloquio – Mio Dio, se dovessi considerare i peccati che ho commesso e che tuttora commetto, avrei un valido motivo per dubitare della mia salvezza; eppure in realtà io non mi preoccupo affatto, perché non uso, nel mio modo di vivere, tutta la prudenza e la sollecitudine necessaria per salvarmi.
Concedimi, mio Dio, quel timore che è principio di sapienza e tuo dono. Conosco molto bene la tua bontà, ma altrettanto bene conosco la mia fragilità e la mia cattiveria. Io posso tradirti come Giuda, anzi con un’ingratitudine peggiore della sua; e ti tradirò certamente, se non me lo impedirà il tuo santo timore. Quando penso a te come Padre di misericordia e di consolazione, fa’ che mi ricordi che tu sei anche giudice grande e giusto nelle sue sentenze, affinché la speranza non m’insuperbisca ed il timore mi mantenga sempre nell’umiltà.
Pratica – Non fidarmi mai di me stesso e stare attento a fuggire le occasioni pericolose: questo è il timore che devo avere per salvarmi; e mi salverò solo se sarò umile e guardingo.
Lascia un commento