Passione di Gesù
10 agosto – Punto III – Pilato paragona Gesù a Barabba
Pilato paragona Gesù a Barabba
Punto III – Immaginiamo Pilato che espone Gesù e Barabba sulla soglia del suo palazzo e dice ai Giudei: “Poiché in questo giorno, come ogni anno, devo concedervi la grazia di liberare il condannato che preferite, vi propongo Barabba e Gesù: quale volete di questi due?”. Consideriamo la gravità di questo affronto. Chi è Gesù, e chi è Barabba? Gesù è l’unigenito Figlio di Dio, il Verbo Eterno del Padre, pieno di grazia e di verità, splendore di gloria, Creatore Onnipotente. Barabba è un ladro, un ribelle e un assassino. E li si mette a confronto come se non ci fosse alcuna differenza tra l’ottimo e il pessimo, tra la luce e le tenebre!
Profondo è il dolore di Gesù se Egli così si lamenta per bocca del profeta: “A chi mi avete fatto simile? A chi mi avete paragonato?”.
Riflessione – Ma anche noi facciamo la stessa cosa. Ogni volta che stiamo per commettere un peccato la ragione propone alla volontà da una parte Gesù e dall’altra Barabba, cioè da una parte il Creatore, il sommo Bene, e dall’altra i sensi e l’ambizione; e ci chiede: “Chi preferisci di questi due?”.
È una proposta veramente assurda, perché, anche se scegliessimo tutto il bello, il grande, lo straordinario del cielo e della terra, come sarebbe possibile metterlo a confronto con Dio? Figuriamoci poi se si tratta addirittura di un’azione spregevole! Eppure spesso io faccio proprio questo. Anche se, per assurdo, mi si dovesse presentare un bene enorme tale da essere amato in alternativa a Dio, io dovrei immediatamente con grande indignazione scuotermi dicendo a me stesso: “Chi come Dio?”. Invece tante volte indugio, incerto e pigro, a soppesare se sia meglio scegliere la divina bontà o una passione umana, cioè opporsi o cedere alla tentazione.
Colloquio – Gesù mio, tu sai quante volte ti ho preferito a Barabba; ora, però, il mio cuore piange su queste mie mancanze che ho ritenuto veniali, tanto che non le ho neppure considerate. Propongo con il tuo aiuto di ripetere, appena nasce in me anche il minimo pensiero cattivo: “Chi come Dio è santo e degno di essere onorato ed amato?”.
Pratica – Agirò in modo da non dovermi accusare nelle confessioni di lentezza e negligenza nel respingere le tentazioni; tutt’al più dovrei poter dire soltanto di non avere provato verso di esse il disprezzo che meritano.
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