Passione di Gesù
1 settembre – Punto IV – Gesù è flagellato alla colonna
Gesù è flagellato alla colonna
Punto IV – Il sangue esce a fiotti dalle ferite di Gesù, tanto che macchia anche le vesti, le braccia e il volto dei suoi carnefici; ma neppure alla vista di tanto sangue costoro provano un po’ di compassione, anzi, pare che diventino ancora più crudeli, perché continuano a tempestarlo di colpi, lacerando sempre di più le sue carni benedette e moltiplicando i suoi tormenti. Attraverso le profonde ferite della schiena si vedono le costole e si potrebbero quasi contare tutte le sue ossa. E non c’è nessuno in mezzo a quella gente che provi compassione per Lui.
Riflessione – Quel pover’uomo, aggredito e ferito barbaramente dai ladri sulla strada di Gerico, ebbe la pietà di un Samaritano che gli medicò e gli fasciò le piaghe. Ma chi c’è per curare Gesù? Nessuno, neppure sua Madre. Il profeta l’aveva predetto che non sarebbero stati portati né unguenti né bende per medicare le piaghe del Salvatore. E quanto devono essere atroci i suoi dolori! Poniamo ad esempio che anche noi ci battessimo con un flagello: sentiremmo molto i primi colpi, poi il dolore diminuirebbe, perché la nostra carne tende poco a poco ad intorpidirsi fino a diventare quasi insensibile. Ma non è così per Gesù, perché la sua carne è fatta apposta per sentire ogni piccolo dolore. Ad ogni colpo la sua pena aumenta perché è Lui che vuol patire rendendo sempre più acuta la sua sensibilità.
Colloquio – Mio buon Gesù, leggo nelle tue piaghe tutto il tuo amore e vedo, alla luce della fede che ti sei lasciato torturare in quel modo solo per guarire me dalle ferite dei miei peccati. Sono queste che ti fanno soffrire ben più delle tue. Salvatore divino, io sono l’ingrato che, peggio dei tuoi carnefici, ha moltiplicato le piaghe sul tuo corpo, accumulando peccati sulla sua coscienza. La flagellazione alla colonna è durata poco tempo, ma sono anni ed anni che la mia cattiveria ti flagella con le peggiori malefatte. Mi getto ai tuoi piedi, Gesù, per implorare la tua misericordia perché solo in questa io posso confidare. Quella misericordia, che ti fa accettare con tanto amore per il mio bene l’ingiustizia e il furore di tanti colpi, ti spinga anche a perdonarmi ed a sopportarmi.
Concedimi, Signore, la grazia di capire la preziosità della penitenza e di viverla per il resto dei miei giorni.
Pratica – Come Gesù, che soffre più per i miei peccati che per le sue piaghe, anch’io devo sentire dolore più per questi che per ogni altro male, anche perché non c’è nessun male che si possa dire tale, all’infuori del peccato.
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